Astenersi dal votare i referendum sulla legge 40 non è “antidemocratico” o “antieducativo”

Il Direttore di Studi Cattolici invita per quel giorno a recarsi a pregare nelle chiese e nei santuari

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ROMA, martedì, 1 marzo 2005 (ZENIT.org).- Il Direttore di Studi Cattolici , Cesare Cavalleri, afferma che astenersi dall’andare a votare per i quattro referendum abrogativi sulla legge 40/2004 non è “antidemocratico” o “diseducativo” ma un modo per permettere alla società italiana “di non smarrire quel minimo etico che consente a una società di chiamarsi ‘civile’”.

“Nella storia (nella vita) dei popoli – esordisce l’editoriale da lui firmato e apparso sull’ultimo numero della rivista (Studi Cattolici, n. 528, Febbraio 2005) – vi sono dei tornanti che, nel tempo, rivelano la loro decisività perché cambiano l’ethos collettivo, il modo di pensare della gente e, quindi, di organizzare la società”.

Nell’articolo dal titolo “Verso il referendum sulla procreazione artificiale”, Cavalleri ripercorre poi brevemente i due precedenti referendum in Italia sul divorzio nel 1974 e sull’aborto nel 1981, ricordando come essi abbiano “modificato la struttura della famiglia” e “inferto una ferita che sanguina tuttora” alla società italiana, andando a ledere tutti i diritti oltre a sradicare quello fondamentale alla vita.

Da quando in Italia, nel 19 maggio del 1978 è entrata in vigore la legge 194 che autorizza l’interruzione volontaria di gravidanza, a tutt’oggi sono stati molto più di 4.000.000 gli aborti effettuati. Mentre, secondo quanto rilevato dal “Movimento per la Vita”, ogni anno in media vengono vendute nel nostro Paese circa 20.000 confezioni della pillola del giorno dopo.

Di fronte ad un “terzo tornante gravido di conseguenze” come la battaglia referendaria che intende parzialmente abrogare la legge 40/2004 sulla fecondazione medicalmente assistita, Cavalleri avverte sul pericolo di smarrire per sempre “quel minimo etico che consente a una società di chiamarsi ‘civile’”.

I quattro referendum riguardano: il limite alla ricerca sperimentale sugli embrioni; le norme sui limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita; le norme sulle finalità, sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all’accesso (in particolare per la cancellazione totale dell’art. 1 della legge sui diritti del concepito); il divieto di fecondazione eterologa.

Cavalleri pur affermando che non si tratti di “una buona legge”, perché “sacrifica embrioni per ottenere la fecondazione e ammette la fecondazione artificiale omologa che la legge naturale esclude”, tuttavia riconosce che “essa dà riconoscimento giuridico a quel minimo etico che consente a una società di chiamarsi ‘civile’”.

Di fronte al pericolo del “deterioramento di una legge già di per sé insoddisfacente”, Cavalleri ha quindi riflettuto sulle due alternative che si prospettano: “Una massiccia maggioranza di No all’abrogazione proposta”, oppure il “far fallire il referendum per mancanza del quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto”.

A tal proposito ha affermato che “il No ai quattro quesiti referendari significherebbe l’esplicita volontà di mantenere in vigore una legge che, come abbiamo detto, andrebbe comunque migliorata in senso contrario alle proposte referendarie. L’astensione ‘attiva’, invece, non significa approvazione della legge, e vanifica le manovre peggiorative dei promotori dei referendum”.

Partendo dai casi di diserzione alle urne per i referendum avutisi nella storia recente d’Italia, Cavalleri ha affermato che l’astensione “non avrà ripercussioni diseducative su una popolazione che ha ampiamente dimostrato di conoscere le regole e le risorse del metodo democratico”.

“L’impegno a favore della vita fin dai primi istanti del concepimento deve trovare nuove strade per agire nel sociale e per promuovere adeguati riconoscimenti legislativi”, soprattutto dopo il referendum, avverte Cavalleri, spiegando che “in questa azione, i cattolici hanno un ruolo di responsabilità per lavorare accanto ai cittadini autenticamente pensosi del bene comune”.

E’ per questo, conclude, che nel giorno del referendum “i cattolici consapevolmente boicotteranno il voto non per andare al mare, ma, accogliendo il suggerimento di padre Livio di Radio Maria, per recarsi in chiese e santuari a pregare perché la Madonna interceda presso il suo divin Figlio, affinché la società italiana recuperi dignità morale e giuridica”.

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ZENIT Staff

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