Ascoltare per credere, toccare per guarire

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 9,18-26

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Lettura

Con Gesù si realizza il Regno di Dio. Nel primo discorso, detto “della montagna” (capitoli 5-7), Egli si manifesta come il Maestro; nella sezione narrativa che segue (capitoli 8-9), l’evangelista Matteo lo presenta in azione con “gesti potenti” nei quali la sua parola efficace si esprime con “autorità”: Gesù guarisce. Sulla montagna, parla; disceso dal monte, avvalora le verità proclamate con i “segni”. Dieci sono i miracoli riferiti, quante sono le dita con cui l’uomo opera nel mondo. Per chi è in grado di “vedere”, ciò significa che “tutto” l’agire dell’uomo e di Dio è un “miracolo”.

Meditazione

Non si parla più dei “segni dei tempi”, tanto quanto se ne faceva largo uso durante il Concilio. Tuttavia, i “segni” di una società disgregata e malata sono più presenti che mai per aver distolto lo sguardo dall’unico e vero “Segno”: Gesù Cristo. Stando al Vangelo di Marco, quando Gesù cominciò a predicare le sue prime parole furono: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Il Regno di Dio è veramente presente in mezzo a noi: è finita l’attesa. Il Cristo risorto è la sorgente della speranza affidabile, che non delude. In una cultura contraddittoria come la nostra, la Chiesa del Risorto rimane un dispositivo di senso, «una cittadella di speranza costruita ai margini della disperazione» (R. Niebuhr). Perché, allora, tanta sfiducia nella vita? Gesù, per quanto riluttante a fare miracoli, cede di fronte alle suppliche angosciate del capo della sinagoga. Non sopporta le esternazioni chiassose della gente, le piagnone prezzolate che strepitano e i flautisti che suonano il lamento. Accanto a sé non vuole che mamma e papà per restituire con mano delicata la figliola ai suoi genitori. La morte chiede rispetto e silenzio, tanto quanto il misterioso prodigio della vita. Con altrettanta delicatezza Gesù tratta l’emorroissa che, noncurante delle proibizioni legali, si spinge tra la calca con l’unico desiderio di “toccare” il mantello del Signore. Gesù vede la sua profonda fede e le restituisce la salute. Il miracolo è sempre potenza di fede e sempre si compie, sebbene il nostro sguardo sia spesso oscurato dal dubbio e dalla fragilità. Lui che portò su di sé le nostre sofferenze, con la sua grazia ci risana. Se non ci libera dal dolore, ci preserva dalla disperazione.

Preghiera

Signore Gesù, uomo dei dolori, liberami da ogni angoscia e, nell’ora della prova, aiutami ad assaporare la gioia di stare vicino a te per essere accolto nella tua gloria.

Agire

Essere particolarmente accanto alle persone che soffrono e sono scoraggiate. Non lasciarle senza dire loro una parola buona e di cristiana consolazione.

Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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