Armenia: l’abbraccio del Papa a un popolo ferito, la cui forza è nell’“identità cristiana”

Nel suo discorso alle autorità del paese a Yerevan, Francesco lancia un nuovo appello per i perseguitati in nome della fede e deplora ancora una volta la strumentalizzazione violenta della religione

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Esordisce con una citazione dal poeta Elise Ciarenz, il discorso di papa Francesco alle autorità politiche, ai rappresentanti della società civile e della cultura e ai membri del corpo diplomatico dell’Armenia, incontrati nel salone principale del Palazzo Presidenziale di Yerevan.
Il nostro cielo turchese, le acque chiare, il lago di luce, il sole d’estate e d’inverno la fiera borea, […] la pietra dei millenni, […] i libri incisi con lo stilo, divenuti preghiera”, scriveva il poeta, nella sua Ode all’Armenia.
Nei versi di Ciarenz, sono racchiusi “l’eco e la densità dell’esperienza gloriosa e drammatica di un popolo e lo struggente amore per la sua Patria”, ha commentato il Pontefice.
L’Armenia, ha ricordato il Santo Padre, è un “popolo dalle antiche e ricche tradizioni, che ha testimoniato con coraggio la sua fede, che ha molto sofferto, ma che è sempre tornato a rinascere”.
Bergoglio ha quindi rievocato la visita delle stesse autorità politiche e religiose armene, ricevute in Vaticano, lo scorso anno, in occasione del centenario del Metz Yeghém, il “Grande Male”, espressione con cui il popolo caucasico è solito definire il genocidio del 1915.
“Quella tragedia inaugurò purtroppo il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei carnefici fino al punto di prefiggersi l’intento di annientare interi popoli”, ha detto il Papa.
Anche nel momento più nero della sua storia, tuttavia, il popolo armeno, “illuminato dalla luce del Vangelo”, ha sempre trovato “nella Croce e nella Risurrezione di Cristo la forza per risollevarsi e riprendere il cammino con dignità”, a testimonianza della profondità delle “radici della fede cristiana”, portatrice di un “infinito tesoro di consolazione e di speranza”.
Quello di cent’anni fa, fu un genocidio da cui, ha proseguito Francesco, è auspicabile che l’umanità sappia trarre “l’insegnamento ad agire con responsabilità e saggezza per prevenire i pericoli di ricadere in tali orrori”, al fine di “costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi”.
Desiderio della Chiesa Cattolica è quello di “collaborare attivamente con tutti coloro che hanno a cuore le sorti della civiltà e il rispetto dei diritti della persona umana, per far prevalere nel mondo i valori spirituali, smascherando quanti ne deturpano il significato e la bellezza”.
Il Santo Padre ha definito di “vitale importanza” che tutti coloro che credono in Dio uniscano le loro forze “per isolare chiunque si serva della religione per portare avanti progetti di guerra, di sopraffazione e di persecuzione violenta, strumentalizzando e manipolando il Santo Nome di Dio”.
Alla strumentalizzazione a scopi violenti della religione, si accompagna, in modo speculare, un’altra piaga, molte volte denunciata dal pontefice argentino: la discriminazione e la persecuzione dei cristiani, in alcuni luoghi del mondo, “per il solo fatto di professare la loro fede”, oltretutto “come e forse più che al tempo dei primi martiri”.
A fronte di questi nuovi martirii e dei conflitti ad essi collegati, il Papa ha ritenuto “indispensabile” che i “responsabili delle sorti delle nazioni” pongano fine “con coraggio e senza indugi” alle sofferenze di “intere popolazioni” e mirino alla “ricerca della pace”, alla “accoglienza” dei perseguitati e allo “sviluppo sostenibile”.
In considerazione delle atroci sofferenze patite un secolo fa, il popolo armeno conserva nella sua memoria le “ferite del passato” ma anche “lo spirito che gli ha permesso, ogni volta, di ricominciare di nuovo”. In tal senso, Bergoglio ha incoraggiato il popolo armeno a “non far mancare il suo prezioso contributo alla comunità internazionale”.
Il 25° anniversario dell’indipendenza dell’Armenia, ha aggiunto il Papa, è “una felice circostanza per cui rallegrarsi e l’occasione per fare memoria dei traguardi raggiunti e per proporsi nuove mete a cui tendere”, a partire da uno “sviluppo civile e sociale del Paese, equo ed inclusivo”.
La storia dell’Armenia, ha proseguito Francesco, “va di pari passo con la sua identità cristiana, custodita nel corso dei secoli”, la quale “lungi dall’ostacolare la sana laicità dello Stato, piuttosto la richiede e la alimenta, favorendo la partecipe cittadinanza di tutti i membri della società, la libertà religiosa e il rispetto delle minoranze”.
Il Santo Padre si è congedato dalle autorità armene, auspicando una coesione di tutta la popolazione che possa aprire “un’epoca di vera rinascita” per il paese ed ha confermato l’impegno della Chiesa Cattolica per le fasce deboli della società civile, già portato avanti da strutture come “l’ospedale Redemptoris Mater” ad Ashotsk, l’attività dell’istituto educativo a Yerevan, le iniziative di Caritas Armenia e le opere gestite dalle Congregazioni religiose”.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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