Arcivescovo Ravasi: Lourdes disseta la sete di bellezza

Intervista con il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura

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di Paolo Centofanti

CITTÀ DEL VATICANO, lunedì, 25 agosto, 2008 (ZENIT.org).- Quest’anno si celebra il 150° anniversario delle apparizioni della Vergine alla piccola Bernadette Soubirou. Papa Benedetto XVI si recherà in Francia visitando, dopo Parigi (dal 12 al 13 settembre), Lourdes e la grotta di Massabielle

In concomitanza con le celebrazioni, cresce il numero di pellegrini che si recano al Santuario, al punto che l’Unitalsi ha dovuto organizzare un maggior numero di “treni bianchi”.  

Si moltiplicano poi gli eventi destinati a commemorare l’evento, come il Congresso internazionale “I pellegrinaggi: percorsi storici, percorsi di fede e percorsi geografici”, che si svolgerà a Roma dal 17 al 19 settembre.

Per saperne di più sulle iniziative in corso, e per una analisi del “fenomeno” Lourdes e del suo valore per i credenti e le Chiesa, ZENIT ha intervistato monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione dei Beni Culturali.

Un colloquio amichevole, in cui monsignor Ravasi ha colto l’opportunità per parlare dell’importanza del sacro e della figura mariana nell’arte, e anticipare alcune iniziative promosse dai Dicasteri da lui presieduti.

Quest’anno si festeggiano i 150 anni dalle apparizioni di Lourdes.  Quali sono le iniziative più importanti e quali le vostre eventuali attività o collaborazioni?

Mons. Ravasi: Dobbiamo dire che noi, strettamente parlando, non possiamo coprire ciò che viene fatto da parte di altri Dicasteri vaticani, che su un evento di questo genere investono molto di più, perché un po’ fa parte della loro missione.

Vorrei segnalare soltanto due elementi che sono caratteristici del nostro Dicastero e che mi permettono forse di parlare anche di un’altra delle attività che il Pontificio Consiglio della Cultura realizza.  Da un lato, e questo è un dato soltanto direi di cronaca, ma significativo, il Legato Pontificio per queste celebrazioni è il mio predecessore, il Cardinale Paul Poupard; quindi abbiamo in un certo senso simbolicamente la nostra presenza, attraverso colui che è stato una persona fondamentale nella costituzione di questo Dicastero e nella sua vita. 

Vi è una seconda considerazione che vorrei fare, anche se non è direttamente collegata a questo evento di Lourdes. Noi, attraverso un nostro dipartimento, e attraverso poi un altro Dicastero che presiedo, che è la Pontificia Commissione dei Beni Culturali, ci interessiamo molto dell’arte. E l’arte naturalmente ha un orizzonte molto vasto, pensiamo per esempio che cos’è l’iconografia.

Ecco, io penso che si potrà, nell’interno di questo ambito, favorire sempre di più un’arte sacra, che abbia in sé una componente importante che, lo sappiamo, è la componente mariana; pensiamo che cos’è nella storia dell’arte la figura di Maria.  

Finalità per le quali lei, con i suoi Dicasteri, sta portando avanti progetti specifici…

Mons. Ravasi: Sì. Vorrei innanzitutto ricordare un’idea che ho in un certo senso lanciato, anche se non come Pontificio Consiglio della Cultura, ma come Pontificia Commissione dei Beni Culturali: la probabile presenza, non diretta ma parallela, alla Biennale di Venezia del prossimo anno. 

Questa presenza della Santa Sede, che vorrei realizzare, ha proprio lo scopo di favorire una nuova arte che tenga conto anche dei grandi soggetti religiosi, ivi compreso il soggetto mariano, e non solo.

Perché il dialogo con l’architettura c’è: le chiese moderne vengono costruite  effettivamente da grandi architetti a livello internazionale, quali Renzo Piano, Mario Botta, Kenzo Tange, Tadao Ando, Alvaro Siza e altri.

Però queste chiese nell’interno o sono spoglie, perché hanno soltanto l’architettura della luce, o hanno immagini di cattivo gusto, oppure hanno la presenza dell’artigianato soltanto, e non invece, come accadeva in passato, grandi opere d’arte.

Pensiamo alle grandi chiese del Cinquecento, dell’arte barocca, che avevano in sé la meraviglia dell’architettura, ma anche la presenza di artisti come Bernini, per esempio, oppure Tiziano, Veronese. Pensiamo alle grandi chiese veneziane, quali presenze altissime hanno, dal punto di vista della storia dell’arte.

Ecco, io vorrei, attraverso questo esperimento che vogliamo realizzare con la Biennale di Venezia, sollecitare i grandi artisti contemporanei. Faccio solo qualche nome, per esempio negli Stati Uniti Bill Viola, Anish Kapoor per l’India, per l’Europa Jannis Kounellis.

Grandi artisti, che ritornino ancora a rappresentare le grandi immagini religiose, creando anche un interesse da parte della committenza stessa, cioè delle autorità ecclesiali, affinchè ripropongano ancora le grandi opere nell’interno delle loro chiese. 

Un altro capitolo importante potrebbe essere poi anche il capitolo della cinematografia, in modo che ritorni ancora ad essere viva; una cinematografia che proponga non documentari di bassa qualità, ma che proponga per esempio il grande cinema, con le grandi domande. Pensiamo a nomi come Bergman, Bresson, Dreyer, o anche più vicino a noi Olmi, lo stesso Rossellini, che si era interessato di questi temi.

Come Pontificio Consiglio della Cultura abbiamo stimolato, costituito e favorito una scuola che porta il titolo di “Filmare l’invisibile”, e che è attualmente a Guadalajara in Messico, e che ha sollecitato subito l’interesse della New York Film Academy e degli Universal Studios di Los Angeles; con entrambi ora siamo in collaborazione. Il che vuol dire che alla fine proporre una filmografia vuol dire sollecitare interessi molto maggiori di quanto si immagini.

Ecco forse l’arte potrebbe essere il modo per riproporre ancora la figura di Maria, ma anche la figura delle grandi immagini e dei grandi personaggi, a partire da Cristo naturalmente, della tradizione cristiana.

Qual è la specificità di Lourdes, e perché ancora oggi continua a essere così importante per i credenti?

Mons. Ravasi: Penso alla devozione mariana, che sappiamo essere una delle componenti caratteristiche della tradizione, non soltanto cattolica; pensiamo al mondo ortodosso, oppure anche a Lutero che aveva scritto un Magnificat di grande intensità, e parlava spessissimo con rispetto della “dolce madre di Cristo”.

Al di là di questo, dell’elemento cioè strettamente religioso, immediato, legato alla figura della Madonna, e al di là, dobbiamo dire, della speranza che alla fine il pellegrino ha (anche a volte una speranza di guarigione), penso che una componente importante sia il tema della spiritualità e della religiosità.

E’ per questo che Lourdes, più che non certi altri luoghi di apparizioni più clamorose, basati più su idee quasi di tipo sensazionale, sia invece il ritorno alla coscienza, alla spiritualità, alla liturgia, alla conversione. Difatti, penso che le grandi celebrazioni liturgiche di Lourdes siano celebrazioni esemplari, sia per la musica, sia per i canti, sia per la partecipazione.

Ecco, forse i santuari devono diventare come un grande luogo di esemplarità della vita di fede, un grande luogo in cui si annuncia la fede. E forse la presenza così numerosa e variegata di pellegrini, può diventare l’elemento che fa tornare questi pellegrini nelle loro terre con una carica interiore più viva.

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ZENIT Staff

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