Arcivescovo di Damasco: "Camil, vittima di questa 'roulette russa'"

Monsignor Samir Nassar commenta ad ACS la drammatica quotidianità nella capitale siriana, dove il 26 marzo è rimasto ucciso un seminarista

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«Le bombe cadono in ogni momento e in ogni dove. È come una roulette russa che sceglie le sue vittime a caso e ogni giorno porta via con sé tante vite». Monsignor Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la drammatica quotidianità nella capitale siriana, dove il 26 marzo è rimasto ucciso un seminarista.

Come ogni martedì Camil – seminarista maronita di 35 anni in procinto di essere ordinato diacono permanente – si occupava della distribuzione dei viveri ai poveri. Il giovane aiutava i servizi sociali «sopraffatti in questi giorni dolorosi». Poi alle 11.30, mentre faceva rientro a casa, è stato ucciso da un ordigno. Il suo corpo è rimasto a lungo in strada, prima d’essere trasportato all’obitorio dove è avvenuta l’identificazione. «Morire durante la settimana santa è una grazia – afferma monsignor Nassar – ma la morte di Camil dimostra che nessuno è più al sicuro: né combattenti, né civili».

La scomparsa del seminarista ha profondamente scosso la comunità cristiana. «Il nostro quartiere, un tempo risparmiato dalle violenze, è oggi colpito quotidianamente dalle bombe. E il peggio deve ancora venire». La partecipazione alle funzioni religiose segue l’andamento degli scontri, mentre numerosi cristiani continuano a lasciare il Paese.

Due delle quattro parrocchie maronite della capitale sono state chiuse per mancanza di fedeli. «In una di queste nel 2011 avevamo celebrato più di 30 battesimi. L’anno scorso solo tre». L’arcivescovo non conosce il numero esatto dei cristiani fuggiti all’estero, ma dall’inizio della crisi siriana il numero di persone che riceve l’eucaristia è diminuito di oltre il 60 percento.

La vita pastorale è fiaccata dalla prolungata insicurezza e l’arcidiocesi non riesce più a far fronte «ai bisogni della massa di rifugiati che abbiamo accolto. La miseria è grande». La svalutazione della lira siriana ha raggiunto livelli altissimi. Se nel 2011 un dollaro valeva 45 lire siriane, oggi ne vale 121. «I militari e i funzionari sono gli unici a ricevere ancora un salario e le onoranze funebri sono le uniche ad assumere personale». Le famiglie si dividono all’alba per fare la fila al negozio di alimentari, al panificio, al distributore di benzina.

«La Chiesa continua a tendere la mano ai fratelli che soffrono, qualunque sia la loro religione. La carità silenziosa e gratuita è la sola filosofia in grado di costruire la Siria di domani. Ma di fronte all’intensità delle violenze, avremo il tempo di assumerci questa responsabilità?»

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ZENIT Staff

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