Appello episcopale alla pace con giustizia dalla Terra Santa

Al termine della riunione dei Vescovi del mondo con gli ordinari dei luoghi santi

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GERUSALEMME, venerdì, 20 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il comunicato emesso questo giovedì al termine della riunione del Coordinamento delle Conferenze Episcopali a Sostegno della Chiesa in Terra Santa e dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa.

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Un appello alla pace con giustizia per tutti i popoli e per le tre fedi della Terra Santa è stato emesso oggi dai Vescovi cattolici. I Vescovi del Coordinamento delle Conferenze Episcopali a Sostegno della Chiesa in Terra Santa hanno lanciato questo appello al termine di una visita pastorale, ospitata dall’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa. Il Coordinamento è un’espressione del sostegno della Chiesa universale alla Chiesa locale.

Come Vescovi cattolici siamo venuti in Terra Santa per essere in comunione e solidarietà con il popolo e con i Vescovi della Madre Chiesa mentre camminiamo con loro sul sentiero che porta alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione.

Siamo profondamente grati all’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa per aver ospitato la nostra visita. Siamo venuti come pellegrini in preghiera, pregando per il benessere della Chiesa e di tutti i popoli in Terra Santa.

La visita è stata la sesta per il Coordinamento delle Conferenze Episcopali a Sostegno della Chiesa in Terra Santa. Il Coordinamento rappresenta il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea e le Conferenze Episcopali di Austria, Canada, Inghilterra e Galles, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti d’America.

Ancora una volta abbiamo testimoniato la vibrante fede della Chiesa nell’adorazione e nel servizio ai popoli attraverso molte istituzioni della Chiesa. Abbiamo preso parte alla sfilata dei bambini e alla celebrazione natalizia. Molti studenti hanno viaggiato per lunghe ore attraverso i check-point per venire a Betlemme per la prima volta.

Abbiamo incontrato i giovani a Ramallah e abbiamo appreso del loro lavoro. Abbiamo anche celebrato la Messa e visitato i cattolici di lingua ebraica e le parrocchie ad Aboud, Nablus, Ramallah, Taybeh, Betlemme e Gerusalemme. Abbiamo pregato insieme e ascoltato le testimonianze della gente del luogo e dei Vescovi che hanno condiviso le battaglie della Chiesa in una realtà politica e sociale difficile.

Come pastori, esortiamo nuovamente i fedeli nelle nostre Nazioni a ricordare la Chiesa in Terra Santa nella preghiera, a venire qui in pellegrinaggio, a sostenere generosamente le istituzioni locali della Chiesa e a promuovere iniziative per portare pace e giustizia a tutti i popoli di Terra Santa. Papa Benedetto XVI ha parlato della missione di pace della Chiesa nel suo discorso al corpo diplomatico all’inizio di questo mese.

Ripetiamo l’ammonizione del Santo Padre sulla Terra Santa: “Lo Stato d’Israele deve poter sussistere pacificamente in conformità alle norme del diritto internazionale; in essa, parimenti, il Popolo palestinese deve poter sviluppare serenamente le proprie istituzioni democratiche per un avvenire libero e prospero”.

Le nostre preoccupazioni pastorali per la Chiesa locale ci portano a condividere i timori e le sofferenze così come le gioie e le speranze della gente. Riconosciamo il legittimo diritto di Israele a prendere le misure di sicurezza appropriate, ma tutte queste misure dovrebbero salvaguardare la dignità, i diritti umani, la terra e l’acqua del popolo palestinese. Siamo stati testimoni della difficoltà e della povertà sofferte dai Palestinesi come risultato diretto dei check-point e del muro che compromettono lo sviluppo economico e la libertà di movimento. La sicurezza di Israele è legata alla giustizia per i Palestinesi.

Non difendiamo un potere politico, ma lanciamo un appello morale alle autorità pubbliche affinché lavorino per una pace giusta. Prendendo in prestito l’immagine usata da Papa Giovanni Paolo II, dobbiamo costruire insieme ponti e non muri. Dobbiamo lavorare per una pace giusta che riconosca i diritti umani di tutti: sicurezza per Israele; libertà per i Palestinesi; due Stati possibili e tre fedi che vivono fianco a fianco in pace.

Incoraggeremo le nostre rispettive comunità e i nostri Governi ad aiutare a raggiungere una giusta risoluzione del conflitto, di modo che ogni individuo in Terra Santa possa vivere in dignità e realizzare il proprio potenziale umano. Per la prima volta il nostro Coordinamento ha visitato il Regno Hashimita della Giordania. Abbiamo incontrato Re Abdullah II di Giordania. Abbiamo discusso dell’importanza della presenza cristiana in Terra Santa, della speranza di una pace giusta e del suo invito a lavorare insieme. Abbiamo celebrato l’Eucaristia in una parrocchia a Madaba, visitato i luoghi santi in Giordania e imparato i molti modi in cui la Chiesa cattolica serve sia i musulmani che i cristiani in Giordania, soprattutto nei settori dell’istruzione e della salute.

La vitalità della Chiesa cattolica in Giordania testimonia l’importanza della sicurezza, della stabilità e del rispetto per i diritti umani e la libertà religiosa. Il nostro pellegrinaggio ci ha portato sulla sommità del Monte Nebo, da cui Mosè ha visto la Terra Promessa, una terra per cui preghiamo per la promessa di pace. Da lì abbiamo visitato il sito battesimale di Gesù a Betania oltre il Giordano, dove siamo stati ispirati dalla presenza di migliaia di pellegrini ortodossi.

La nostra preghiera è che le acque della giustizia scorrano su questa Terra. La difficile situazione in Terra Santa non ci porta ad essere ottimisti, ma la nostra fede e i nostri incontri con i giovani ci fanno sperare in un nuovo inizio. Preghiamo perché la Madre Chiesa fiorisca e perché fiorisca la pace con giustizia per tutti i popoli e per le tre fedi di questa Terra che chiamiamo Santa.

[Traduzione dall’originale inglese a cura di ZENIT]

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ZENIT Staff

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