Appello del Papa per la pace in India, Pakistan e Afghanistan

Chiede il rispetto della libertà religiosa contro la logica della violenza

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ROMA, mercoledì, 15 settembre 2010 (ZENIT.org).- Un appello per la pace nell’Asia meridionale è quello lanciato questo mercoledì da Benedetto XVI in occasione dell’Udienza generale tenutasi nell’Aula Paolo VI del Vaticano.

“Seguo con preoccupazione gli avvenimenti verificatisi in questi giorni in varie regioni dell’Asia meridionale, specialmente in India, in Pakistan ed in Afghanistan”, ha detto il Papa al termine della catechesi, incentrata su santa Chiara d’Assisi.

“Prego per le vittime e chiedo che il rispetto della libertà religiosa e la logica della riconciliazione e della pace prevalgano sull’odio e sulla violenza”, ha poi aggiunto.

L’ondata di violenza in Afghanistan e Kashmir è stata scatenata dalla provocazione lanciata dal pastore protestante statunitense Terry Jones di bruciare il Corano in occasione dell’anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle.

A Mendhar, un villaggio nello Stato indiano di Jammu e Kashmir, l’unico a maggioranza musulmana, sono stati quattro i dimostranti separatisti musulmani uccisi dalla polizia e una ventina i feriti.

Sfidando il coprifuoco in vigore in tutta la regione dal 13 settembre scorso, i manifestanti hanno attaccato edifici governativi e si sono mossi con slogan violenti verso una scuola cristiana.

Anche nelle strade di Kabul in migliaia sono scesi a manifestare e una persona è rimasta uccisa.

Intervistato da Radio Vaticana padre Joseph Babu, portavoce della Conferenza episcopale dell’India, ha affermato che “quando c’è un’empia mescolanza tra politica e religione, le conseguenze possono essere molto, molto imprevedibili: quando il sentimento religioso della gente si infiamma e viene strumentalizzato per scopi politici, ci può essere un guadagno a breve termine nella politica stessa”.

In particolare, ha continuato, “nel Kashmir abbiamo assistito a due infelici incidenti negli ultimi giorni, quando alcuni musulmani hanno attaccato e bruciato due scuole cristiane. Queste scuole erano state realizzate per le necessità della popolazione locale, soprattutto per la comunità musulmana: infatti, il 95 per cento dei bambini in questa scuola erano bambini musulmani ed è stato molto triste assistere a tutto questo”.

“E’ stata la prima volta che questo è accaduto nell’area del Kashmir, che finora è sempre stata un’area relativamente pacifica in termini di armonia religiosa tra musulmani e cristiani – ha spiegato –. La Chiesa ha più di 100 anni e tutte le sue istituzioni hanno sempre provveduto alle necessità della gente della zona; per questo siamo un po’ preoccupati e ci chiediamo il perché di questo cambiato atteggiamento nei riguardi delle organizzazioni e delle istituzioni della Chiesa”.

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ZENIT Staff

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