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Anteas: “Bene la proposta di legge sul ‘caregiver’”

L’iniziativa punta a migliorare l’assistenza ai disabili o ai malati costretti a domicilio

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In Italia le persone assistite a domicilio sono più di 4 milioni con diversi gradi di necessità di sostegno. Una realtà significativa che pone la necessità urgente del riconoscimento del lavoro di cura in ambito familiare. Si è fatto un primo passo in questa direzione con la presentazione della proposta di legge sul Caregiver familiare. Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di cura e assistenza familiare.
L’iniziativa è stata illustrata e discussa ieri a Roma a Palazzo Montecitorio, in occasione del convegno Riconoscimento di ruolo e valorizzazione del caregiver familiare.
“Tale proposta di legge è fondamentale per il riconoscimento del lavoro di cura ed è importante il fatto che il governo si stia facendo carico di questa questione, in quanto nel futuro prossimo sarà sempre più presente nelle vite di tutti noi dato che l’evoluzione delle dinamiche demografiche ci dicono che più aumenta la vita media più si corre il rischio di affrontare situazioni di disabilità”, ha detto Sofia Rosso, presidente di Anteas nazionale, commentando i lavori del convegno sul caregiver, del quale l’associazione è stata uno dei patrocinatori.
Secondo Rosso “il lavoro del caregiver è sempre più indispensabile, in quanto il pubblico non riesce a coprire le patologie croniche nel lungo periodo. Oggi tutto questo lavoro è in carico alle famiglie e per l’80% alle donne”.
La figura del caregiver va valorizzata e tutelata. Infatti, esistono casi in cui “c’è chi lo fa per tutta la vita o chi lascia il lavoro, ma non riesce più a trovarlo, oppure chi non proprio non lavora mai”. Ci sono anche situazioni di “figli che fanno da caregiver a genitori con malattie croniche. Succede anche che siano minori o giovani che non studiano e non lavorano per fare i caregiver in famiglia e rischiano di ammalarsi di patologie depressive”, pone in evidenza la presidente di Anteas.
“Anteas mette valore in questo ambito portando avanti progetti di sollievo ai caregiver attraverso percorsi di formazione per l’acquisizione di competenze utili all’accompagnamento nelle diverse fasi dell’Alzheimer”.
“Ci sono diverse questioni che interessano la figura del caregiver – spiega Sofia Rosso -. Dalla necessità di allestire spazi adeguati alla cura nelle case non attrezzate. Importante il ruolo di architetti e tecnici per la domotica. Inoltre, bisogna considerare che il caregiver ha compiti di cura diretti, ma laddove la famiglia si avvale di collaboratrici familiari, da un lato si alleggerisce il compito di cura, ma dall’altro si carica di compiti organizzativi e gestionali. A tutto questo si aggiunge il lavoro d’integrazione con la rete socio-assistenziale. Da qui il maggiore peso e la necessità di attivare ed affiancare al caregiver gruppi di supporto psicologico di mutuo-aiuto”.
“Una famiglia lasciata sola – conclude la presidente di Anteas – rischia di finire in condizioni di povertà relazionale ed economica. Quindi, incentivare processi di sostegno significa attivare misure di contrasto alla povertà e alla solitudine”.
 

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ZENIT Staff

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