Anche se dopo tanti anni, la pace in Colombia arriverà…

Intervista esclusiva all’arcivescovo di Bogotà, Rubén Salazar Gómez, nominato cardinale dal Papa nel Concistoro di sabato scorso

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di H. Sergio Mora

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 29 novembre 2012 (ZENIT.org) – Recentemente nominato cardinale da Benedetto XVI nel Concistoro dello scorso sabato, il porporato colombiano Rubén Salazar Gómez è già pieno di propositi e di speranze per il futuro della Chiesa Universale e del suo Paese.

Intervistato in esclusiva da ZENIT, l’arcivescovo di Bogotà, Presidente della Conferenza Episcopale della Colombia, racconta dell’incontro “affettuoso” con il Santo Padre, della difficile storia, passata e presente, della Colombia e del processo che, seppur tra molti anni, porterà alla pace nel Paese.

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Eminenza, come ha trovato il Santo Padre nell’incontro di sabato?

Cardinale Salazar: Come sempre, con un grande calore umano, con una lucidità teologica e catechetica impressionante. Vedo Sua Santità molto forte nella mente e nel cuore, anche se fragile fisicamente. L’incontro con lui è stato pieno di amore, di affetto e di vicinanza, che mi ha lasciato più forte nella fede e nella speranza.

Cosa le ha detto il Papa riguardo alla situazione della Colombia e dei negoziati di pace?

Cardinale Salazar: Il Santo Padre sta seguendo molto da vicino la vita della Chiesa in Colombia e anche la vita della nazione, ancor più ora che sono iniziati i colloqui, a L’Avana, tra il governo colombiano e i rappresentanti della guerriglia FARC. Il Papa ha pregato in modo particolare per la pace e, in quel poco tempo che sono riuscito a stare da solo con lui, mi ha detto che prega costantemente per la Colombia.

Riguardo proprio ai dialoghi di pace in Colombia: come procedono? Quali sono i rischi e quali le speranze?

Cardinale Salazar: I dialoghi sono molto difficili, perché alle spalle ci sono 50 anni di lotta armata di questi gruppi di insorti contro il governo. Cinquant’anni in cui si è sparso tanto sangue, ci sono state innumerevoli vittime e ferite profonde. Non è molto facile pensare che da un momento all’altro tutto la storia passata verrà guarita e si potrà giungere facilmente ad un accordo che ponga fine al conflitto.

Sicuramente non perdiamo la speranza, sappiamo che le cose difficili non sono impossibili, che tanto il governo quanto la guerriglia si renderanno conto che il conflitto deve essere terminato, che non può continuare per sempre una guerra civile,  ma anzi che dobbiamo stare uniti per costruire un paese migliore.

Dall’altra parte, però, c’è il flusso di denaro, di droga, di narcotraffico, a complicare le cose…

Cardinale Salazar: Ci sono molti aspetti da considerare, veramente difficili. Credo che la costruzione della pace, che è il primo passo in questo processo che si sta vivendo nei rapporti tra il governo e i rappresentanti della guerriglia, richiederà ancora molti anni. Sarà un processo molto accurato e complicato, ma, se Dio vuole, si terrà nel quadro della democrazia e, quindi, nel libero gioco delle opinioni e dei partiti.

C’è la possibilità di un viaggio in Colombia di Benedetto XVI?

Cardinale Salazar: La questione non è stata toccata perché dipende da tanti fattori, per cui è meglio non mettere troppa pressione. Il Santo Padre sa che tutta la Colombia sarebbe felice se venisse visitare il Paese, per tutti noi sarebbe un evento d’immenso valore, ma siamo consapevoli dei suoi attuali limiti di salute. Lasciamo quindi questa decisione nelle mani di Dio, che sa ciò che è buono per noi.

Come si può spiegare al grande pubblico cosa significa essere un cardinale?

Cardinale Salazar: Si dice che il cardinale sia colui che aiuta in modo speciale il Santo Padre a seguire la vita della Chiesa universale. Il Papa stesso ha detto questo in modo molto chiaro quando ha annunciato la nomina dei nuovi cardinali. Noi lo aiutereremo nello svolgimento delle sue funzioni, come successore di Pietro, ma anche a confermare i fratelli nella fede e ad impegnarci ogni giorno per l’unità della Chiesa, affinché possa essere sempre un segno di salvezza per il mondo. È un compito altissimo, oltre che una grande responsabilità.

In ultimo, quali sono le prospettive della nuova Evangelizzazione in America Latina?

Cardinale Salazar: Abbiamo un forte vantaggio rispetto ad altri continenti che è il fatto di essere una Chiesa molto affiatata. Le Conferenze Episcopali dell’America Latina e dei Caraibi lo hanno dimostrato in più occasioni e ci hanno aiutato a crescere nell’unità e nella vicinanza. L’incontro di Aparecida di cinque anni fa ha segnato una tappa importante nel processo della nuova Evangelizzazione. La presenza dell’America Latina nell’ultimo Sinodo, infatti, è stata molto forte e determinante, proprio perché avevamo già una ricca unità di vedute e di approcci nati appunto ad Aparecida.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Salvatore Cernuzio]

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ZENIT Staff

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