Anch'io sono stato insegnante come voi

Ai Membri dell’Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi (UCIIM) il Papa ha chiesto di amare gli studenti più difficili

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“Il dovere di un buon insegnante – a maggior ragione di un insegnante cristiano – è quello di amare con maggiore intensità i suoi allievi più difficili, più deboli, più svantaggiati”.

Lo ha detto stamane papa Francesco ricevendo in udienza i Membri dell’Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi (UCIIM).

Dopo aver ricordato di essere stato egli stesso un insegnante, il Pontefice ha aggiunto: “Gesù direbbe: se amate solo quelli che studiano, che sono ben educati, che merito avete? E ce ne sono alcuni che fanno perdere la pazienza, ma quelli dobbiamo amarli di più!”

Qualsiasi insegnante si trova bene con i bravi studenti ma agli insegnanti cristiani il Papa ha chiesto di “amare di più gli studenti difficili”, quelli che non vogliono studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili, gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola.

In questo contesto il Vescovo di Roma ha chiesto all’UCIIM di testimoniare la propria ispirazione, impegnandosi nelle periferie della scuola, che non possono essere abbandonate all’emarginazione, all’ignoranza, alla malavita.

In una società che fatica a trovare punti di riferimento, è necessario che i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo. Per questo motivo ha spiegato il Papa “dovete insegnare non solo i contenuti di una materia, ma anche i valori della vita e le abitudini della vita”.

“Per imparare i contenuti – ha sottolineato – è sufficiente il computer, ma per capire come si ama, per capire quali sono i valori e quali abitudini sono quelle che creano armonia nella società ci vuole un buon insegnante”.

Ricordando i tantissimi grandi educatori della tradizione cristiana il Papa ha annoverato san Giovanni Bosco, di cui quest’anno ricorre il bicentenario della nascita, il quale consigliava ai suoi sacerdoti di “educare con amore” perché “il primo atteggiamento di un educatore è l’amore”.

“È a queste figure – ha sottolineato il Pontefice – che potete guardare anche voi, insegnanti cristiani, per animare dall’interno una scuola che, a prescindere dalla sua gestione statale o non statale, ha bisogno di educatori credibili e di testimoni di una umanità matura e completa. Testimonianza. E questa non si compra, non si vende: si offre”.

Secondo papa Francesco l’insegnamento non è solo un lavoro: l’insegnamento è una relazione in cui ogni insegnante deve sentirsi interamente coinvolto come persona, per dare senso al compito educativo verso i propri allievi.

Per questo motivo – ha rimarcato – “La vostra presenza qui oggi è la prova che avete quelle motivazioni di cui la scuola ha bisogno”.

Il Vescovo di Roma ha concluso incoraggiando gli insegnanti a rinnovare la passione per l’uomo, perché – ha detto – “non si può insegnare senza passione!”, e non bisogna “mai, mai chiudere una porta, spalancarle tutte, perché gli studenti abbiano speranza”.

Il testo integrale è disponibile qui.

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Antonio Padovano

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