Udienza ai partecipanti alla Scuola estiva di Astrofisica promossa dalla Specola Vaticana Foto © Vatican Media

"Amore per la verità, amore per l’universo stesso, e amore di ognuno di voi per l’altro"

Udienza di Papa Francesco ai partecipanti alla Scuola estiva di Astrofisica promossa dalla Specola Vaticana

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Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco riceve in Udienza i partecipanti alla Scuola estiva di Astrofisica promossa dalla Specola Vaticana.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti all’incontro:
Cari amici,
do il benvenuto a tutti voi, professori e studenti di questo corso estivo organizzato dalla Specola Vaticana. Provenite da tanti Paesi e da culture diverse, e avete specializzazioni differenti. Questo ci ricorda come la diversità possa unire per un obiettivo comune di studio, e come il successo del lavoro dipenda anche da tale diversità, perché è proprio dalla collaborazione tra persone di diversi retroterra che può venire una comprensione comune del nostro universo.
Il tema della vostra ricerca di quest’anno riguarda le stelle variabili alla luce delle nuove, grandi indagini astronomiche. Questi studi provengono dallo sforzo collaborativo di molte nazioni e dal lavoro comune di molti scienziati. Come emergerà chiaramente da questa scuola, è solo lavorando insieme, in squadra, che potete dare un senso a tutte queste nuove informazioni. L’universo è immenso e, man mano che cresce la nostra comprensione di esso, aumenta anche la necessità di imparare a gestire il flusso di informazioni che ci giungono da tante fonti. Forse, il modo in cui gestite una tale quantità di dati può dare speranza anche a coloro che nel mondo si sentono travolti dalla rivoluzione informatica di Internet e dei social media. Alla luce di tutte queste informazioni e di questo enorme universo, ci sentiamo piccoli e potremmo essere tentati di pensare che siamo insignificanti. In effetti, non c’è nulla di nuovo in questa paura.
Più di duemila anni fa, il Salmista ha potuto scrivere: «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?». Eppure prosegue: «Davvero lo hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato» (Sal 8,4-6). È sempre importante, come scienziati e come credenti, iniziare ammettendo che c’è molto che non sappiamo. Ma è altrettanto importante non essere mai soddisfatti di rimanere in un comodo agnosticismo. Proprio come non dobbiamo mai pensare di sapere tutto, allo stesso modo non dovremmo mai temere di provare a imparare di più. Conoscere l’universo, almeno in parte; conoscere che cosa sappiamo e che cosa non sappiamo, e come possiamo procedere per sapere di più: questo è il compito dello scienziato.
E poi c’è un altro sguardo, quello metafisico, che riconosce la Causa Prima di tutto, nascosta agli strumenti di misurazione. E un altro sguardo ancora, quello della fede, che accoglie la Rivelazione. L’armonia di questi diversi piani di conoscenza ci conduce alla comprensione; e la comprensione – speriamo – ci apre alla Sapienza. Anche in questo senso possiamo intendere “la gloria e l’onore” di cui parla il Salmista, la gioia di un lavoro intellettuale come il vostro, lo studio dell’astronomia. Attraverso di noi, creature umane, questo universo può diventare, per così dire, consapevole di sé stesso e di Colui che ci ha creati: è il dono – con la relativa responsabilità – che ci è stato dato come esseri pensanti e razionali in questo cosmo. Ma come esseri umani siamo più che pensanti e razionali. Siamo anche persone con un senso di curiosità che ci spinge a saperne di più; creature che lavorano per imparare e condividere ciò che hanno imparato, per il gusto di farlo. E siamo persone che amano ciò che fanno e che scoprono nell’amore per l’universo un assaggio di quell’amore divino che, contemplando il creato, ha dichiarato che era buono.
Come è noto, Dante ha scritto che è l’amore che muove il sole e le stelle (cfr Paradiso, XXXIII, 145). Possa anche il vostro lavoro essere “mosso” dall’amore: amore per la verità, amore per l’universo stesso, e amore di ognuno di voi per l’altro, lavorando insieme nella diversità. Con questi auspici, cordialmente invoco abbondanti benedizioni del Signore su di voi e sul vostro lavoro.

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ZENIT Staff

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