Amore, liturgia, arte e pace nel linguaggio dei pellegrini

Gli argomenti affrontati al Convegno Nazionale dell’Opera Romana Pellegrinaggi

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ROMA, domenica, 12 febbraio 2005 (ZENIT.org).- Si è concluso l’11 febbraio a Roma il Convegno Nazionale Teologico Pastorale promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi sul tema “Linguaggio e linguaggi del pellegrinaggio”.

L’Opera Roma Pellegrinaggi è un’attività istituzionale del Vicariato di Roma, il cui compito è quello di promuovere l’uomo ed evangelizzarlo attraverso la pastorale del turismo e il ministero del pellegrinaggio. L’O.R.P. si occupa inoltre della promozione e realizzazione di eventi, attività culturali e di formazione.

Nell’aprire il Convegno, l’8 febbraio, il Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, ha spiegato che il linguaggio del pellegrino è segnato dall’amore verso Dio.

Facendo riferimento all’enciclica del Pontefice Benedetto XVI, “Deus caritas est”, ha affermato che “La pluralità dei linguaggi esprime una sola realtà, quella dell’amore”.

Parlando del mistero che avvolge origine e significato del linguaggio, il Vicario di Roma ha spiegato che ci sono vari aspetti e forme di espressione: “Il nostro corpo esprime segni che vanno oltre le parole; la preghiera, con la pluralità delle sue forme, appartiene all’essenza del pellegrinaggio e ci indirizza verso Dio in modo diverso ma con un intento comune; il linguaggio del silenzio è altrettanto importante, non c’è paradosso ma solo grande forza della fede”.

Il Cardinal Ruini ha quindi parlato del linguaggio della carità come “testimonianza delle Fede in Cristo che da sempre accompagna il pellegrinaggio”; sebbene “la carità non va confusa con la giustizia, perché la carità è sempre necessaria, anche nella società più giusta”.

Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana ha quindi ribadito la “necessità di riconoscere la presenza di Cristo nel nostro cammino e nella nostra vita”.

Per questo, ha sottolineato, “il pellegrinaggio deve diventare il luogo dove si ascolta Cristo che spiega le Scritture, indicando il cammino che dobbiamo percorrere”, e che ha il suo centro nell’ Eucaristia, “luogo della preghiera più alta della fede, fonte e culmine della vita della Chiesa”.

Padre Jesús Castellano Cervera, OCD, docente di Liturgia e Spiritualità alla Facoltà Teologica del “Teresianum” e Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha invece spiegato “la liturgia del pellegrinaggio”.

Il teologo ha affermato che è convinzione condivisa che “il pellegrinaggio come espressione di religiosità popolare mantiene ancora oggi, come in altri tempi della vita della Chiesa, una valenza straordinaria di pietà, di preghiera, di penitenza e di conversione, di educazione alla sequela e di comunione ecclesiale”.

La liturgia diventa momento qualificante del pellegrinaggio perché “lo eleva lo riporta all’essenziale e lo qualifica come momento di partenza e d’arrivo continuo”, ha aggiunto.

Secondo padre Castellano Cervera “lo stupore delle novità , la grazia dei luoghi visitati che hanno qualcosa di carismatico diventa lo spazio spirituale più propizio per celebrazioni liturgiche sentite, vissute, appropriate, nelle quali anche la soggettività dei partecipanti è raggiunta da speciali grazie del Signore”.

Per questo il professore del “Teresianum” ha sollecitato “uno sforzo pastorale che deve essere radicato nell’educazione alla fede, nella piena partecipazione alla liturgia dell’accompagnamento spirituale per orientare i pellegrini e ascoltarli nel momento opportuno”.

“Oggi più che mai – ha sottolineato padre Castellano Cervera – l’itinerario spirituale del pellegrino deve promuovere sia un proprio profondo valore sia l’edificazione della Chiesa”.

Il docente del “Teresianum” ha quindi richiamato l’uccisione di don Andrea Santoro, avvenuta in Turchia il 5 febbraio scorso, dicendo che “grazie alla sua capacità di dialogo e comprensione è un esempio da seguire per tutti i ‘pellegrini del mondo”.

Padre Castellano Cervera ha ricordato che don Andrea “è morto servendo Dio”, ed ha auspicato che “in futuro don Andrea diventi patrono dell’O.R.P., in virtù anche del profondo e sincero legame che da anni lo univa all’O.R.P. stessa”.

Monsignor Carlo Chenis, professore della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, ha sviluppato il tema del “linguaggio dell’arte nel pellegrinaggio”, affermando che “pellegrinaggio e arte sono la testimonianza delle radici cristiane, intese come qualcosa che è vivo, che non è scomparso ma che continua a produrre i suoi frutti e ci indica una realtà che continua ad esistere”.

“L’arte – ha precisato monsignor Chenis – serve al pellegrinaggio perché svolge una funzione di catechesi, nell’insegnare narrando la memoria; di culto, permettendo il passaggio dalla dimensione dello spirito; di cultura, perché il pellegrinaggio è il suo luogo per eccellenza; e di comunità, creando il suo nucleo originario”.

Al Convegno è intervenuto anche Oded Ben Hur, Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, il quale ha rivelato il “sogno di vedere un flusso imponente di pellegrini in Terra Santa, perché questo potrebbe cambiare il processo di pace”.

“Vedere tante persone giungere in nome di Gesù portatore di pace verso Gerusalemme – ha sottolineato l’ambasciatore di Israele – potrebbe giocare un ruolo psicologico importante. La psicologia è un elemento importante nei rapporti tra Israele e Palestina”.

“Il pellegrinaggio – ha concluso Oded Ben Hur – non è solo preghiera ma anche dialogo. Sarebbe per noi un grande sostegno nel perseguire la pace e lottare gli estremismi”.

Dell’incremento del flusso di pellegrini diretti in Terra Santa ha parlato ai microfoni di “Radio Vaticana” l’amministratore delegato dell’O.R.P., monsignor Liberio Andreatta, il quale ha affermato che dopo l’interruzione registrata con l’Intifada del 28 settembre del 2000, “il 2004 è stato l’anno che ha segnato l’inversione, la ripresa: la ripresa di fiducia”.

“Il 2005 è stato un anno straordinario – ha commentato –: abbiamo avuto circa 70 mila presenze di italiani tra pellegrini cattolici, pellegrini ebrei che dall’Italia andavano in Israele e uomini d’affari oppure del turismo. Ecco, di questi circa 70 mila, 8 mila sono pellegrini dell’Opera Romana, quindi più del 10 per cento del totale degli arrivi italiani”.

“Questo è un grande segnale e ci auguriamo che questo 2006 sia veramente l’anno in cui ogni diocesi, ogni parrocchia, ogni cristiano si senta impegnato perché non c’è nessuna difficoltà, non c’è nessun pericolo, si può andare serenamente, senza paura”, ha quindi concluso.

L’ O.R.P. conta attualmente oltre 395 Corrispondenti in Italia e all’estero, e si avvale dell’opera di circa 900 sacerdoti nell’assistenza spirituale dei pellegrini e di 400 animatori pastorali laici e direttori tecnici dei pellegrinaggi stessi.

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ZENIT Staff

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