Amore e unità della Chiesa per coniugare Tradizione e Concilio

Il portavoce vaticano spiega il significato della Lettera del Papa

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di Antonio Gaspari

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 12 marzo 2009 (ZENIT.org).- Nel corso di una conferenza stampa svoltasi questo giovedì nella Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi ha illustrato il significato e i fini della lettera che il Pontefice Benedetto XVI ha inviato ai Vescovi della Chiesa cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati dall’Arcivescovo Marcel Lefebvre nel 1988.

Il Direttore della Sala Stampa Vaticana ha confessato di non conoscere così accuratamente la storia della Chiesa per poter dire con certezza se si tratta di un caso unico oppure no, certo è “inconsueto, singolare e straordinario”.

Per evitare ogni tipo di ambiguità anche nelle traduzioni, nella seconda metà di febbraio, prima della settimana di Esercizi spirituali per la Quaresima, il Pontefice ha elaborato personalmente ed ha firmato due lettere uguali, una in italiano ed una in tedesco.

I destinatari sono i Vescovi cattolici di tutto il mondo, con particolare attenzione per quelli che sono rimasti perplessi dalla decisione della revoca della scomunica ai presuli ordinati senza mandato pontificio da Lefebvre.

Padre Lombardi ha raccontato che “il Pontefice ha vissuto con partecipazione e sofferenza” la discussione che è scaturita dalla revoca della scomuniche.

Nella lettera il Vescovo di Roma parla di “veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata” e si sente tenuto ad intervenire per “contribuire alla pace nella Chiesa” che vede turbata.

Per il Direttore della Sala Stampa Vaticana , “umilmente il Santo Padre riconosce i limiti e gli sbagli che hanno influito negativamente sulla vicenda, ma si manifesta solidale con i suoi collaboratori e non attribuisce ad altri la responsabilità di quanto accaduto”.

In merito al caso del Vescovo negazionista Richard Williamson, Benedetto XVI parla di “inconveniente” le cui implicazioni sono state del tutto “imprevedibili”.

Padre Lombardi ha comunque chiarito che per quanto riguarda il rapporto di riconciliazione tra cristiani ed ebrei, il caso Williamson è stato già risolto e superato.

A questo proposito il Direttore della Sala Stampa Vaticana ha rilevato che il Pontefice Benedetto XVI ha ringraziato gli “amici ebrei” per “il loro contributo nel ristabilire un clima di fiducia”, mentre “gli attacchi ricevuti anche da parte di cattolici rimangono motivo di qualche tristezza”.

Nella prima parte della lettera il Pontefice spiega la natura, il significato, le intenzioni del provvedimento di remissione della scomunica, precisando che questa sanzione disciplinare era mirata a punire le persone che avevano compiuto un atto che metteva a rischio l’unità della Chiesa non riconoscendo l’autorità del Papa.

Così, una volta che i Vescovi “lefebvriani” hanno manifestato un riconoscimento dell’autorità del Pontefice la remissione di scomunica è stato nient’altro che un invito al loro ritorno all’unità.

In merito a questo passaggio della lettera padre Lombardi ha citato le dichiarazioni ufficiali di monsignor Bernard Fellay, Superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, che in un comunicato del 24 gennaio ha espresso “gratitudine filiale al Santo Padre per questo atto che, al di là della Fraternità Sacerdotale San Pio X, rappresenterà un beneficio per tutta la Chiesa”.

Il Papa distingue però la remissione della scomunica dal riconoscimento giuridico della Fraternità San Pio X, precisando che questo dipenderà dal chiarimento di importanti questioni dottrinali relative al Concilio Vaticano II e al successivo magistero dei Papi.

Per condurre il dialogo e per chiarire le questioni dottrinali, il Pontefice ha annunciato nella lettera di voler collegare la Commissione “Eclesia Dei” alla Congregazione per la Dottrina della fede, “garantendo meglio – ha aggiunto padre Lombardi – anche la collegialità dei procedimenti e delle decisioni”.

Esplicita l’ultima parte della lettera del Pontefice che cita san Paolo quando ammonisce i Galati di “non mordersi e divorarsi a vicenda”.

A questo proposito ha scritto il Pontefice: “Purtroppo questo ‘mordere e divorare’ esiste anche oggi nella Chiesa come espressione di una libertà mal interpretata!”.

Si chiede poi Benedetto XVI, “è forse motivo di sorpresa che anche noi non siamo migliori dei Galati? Che siamo minacciati dalle stesse tentazioni? Che dobbiamo imparare sempre di nuovo l’uso giusto della libertà? E che sempre di nuovo dobbiamo imparare la priorità suprema: l’amore?”.

Padre Lombardi ha quindi sottolineando l’invito appassionato all’amore e all’unità della Chiesa che il Pontefice ha lanciato.

“Perchè solo da una comune conversione al Vangelo – ha concluso il gesuita – possiamo attenderci il superamento delle divisioni, come pure la comprensione della convergenza profonda di Tradizione e Concilio”.

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ZENIT Staff

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