Amare secondo la misura di Dio. Cioè senza misura

All’Angelus, il Papa ricorda l’odierna festa del Corpus Domini e ribadisce la sua ferma condanna contro ogni forma di tortura che, dice, “è un peccato mortale”

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Qual è la misura con cui ci ama Dio? Nessuna! L’amore di Dio non pesa, non bilancia, non fa calcoli. È infinito. E di questa stessa capacità di amare il Signore ci rende partecipi attraverso il pane eucaristico, intorno al quale oggi si raccoglie la Comunità ecclesiale per celebrare la festa del Corpus Domini.

È un annuncio di misericordia e di speranza quello pronunciato oggi da Francesco nella catechesi prima dell’Angelus in piazza San Pietro. Ai numerosi fedeli e pellegrini, il Papa ha parlato di quel “pane di vita” che è “il tesoro più prezioso che Gesù ha lasciato” alla Chiesa. Esso, ha detto il Papa, “fa maturare uno stile di vita cristiano”, infondendo nel cuore dell’uomo uno spirito che muta la stessa natura umana.

“Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa e ci nutriamo del Corpo di Cristo, la presenza di Gesù e dello Spirito Santo in noi agisce, plasma il nostro cuore, ci comunica atteggiamenti interiori che si traducono in comportamenti secondo il Vangelo”, ha evidenziato infatti il Santo Padre. Anzitutto, “la docilità alla Parola di Dio”, poi “la fraternità tra di noi”, “il coraggio della testimonianza cristiana”, “la capacità di dare speranza agli sfiduciati, di accogliere gli esclusi”, “la fantasia della carità”.

Soprattutto la carità. La carità di Cristo – ha rimarcato Bergoglio – che se “accolta con cuore aperto, ci cambia, ci trasforma, ci rende capaci di amare non secondo la misura umana, sempre limitata, ma secondo la misura di Dio, cioè senza misura”.  È così, allora, che diventiamo capaci “di amare anche chi non ci ama, di opporci al male con il bene, di perdonare, di condividere, di accogliere”.

Diventiamo capaci, cioè, di vivere come e secondo Cristo. Egli stesso – ha ricordato il Pontefice – nel suo discorso alla sinagoga di Cafarnao, riportato nel Vangelo di Giovanni, “sottolinea che non è venuto in questo mondo per dare qualcosa, ma per dare sé stesso, la sua vita, come nutrimento per quanti hanno fede in Lui”. E “questa comunione nostra con il Signore impegna noi, suoi discepoli, ad imitarlo, facendo della nostra esistenza un pane spezzato per gli altri”. 

Solo così vivendo “scopriamo la vera gioia”, ha assicurato Bergoglio: la gioia, cioè, “di farsi dono, per ricambiare il grande dono che noi per primi abbiamo ricevuto, senza nostro merito”.

Un ultimo pensiero, infine, il Papa lo ha rivolto alla Vergine Maria: è grazie alla sua fede che “Gesù, Pane di vita eterna, è disceso dal cielo e si è fatto carne”. “Dopo averlo portato in sé con ineffabile amore – ha aggiunto Francesco – Ella lo ha seguito fedelmente fino alla croce e alla risurrezione”. Allora a Lei rivolgiamoci per chiederLe di aiutarci “a riscoprire la bellezza dell’Eucaristia, a farne il centro della nostra vita, specialmente nella Messa domenicale e nell’adorazione”.

Dopo aver recitato la preghiera dell’Angelus con i pellegrini nella piazza, ancora una volta il Santo Padre ha voluto lanciare un forte appello contro la piaga della tortura. Lo ha fatto in occasione della Giornata delle Nazioni Unite per le vittime della tortura che ricorre il prossimo 26 giugno. “Torturare le persone è un peccato mortale, è un peccato molto grave!”, ha affermato con vigore il Papa. E ribadito, quindi, la sua “ferma condanna” di ogni forma di tortura, invitando i cristiani “ad impegnarsi per collaborare alla sua abolizione e sostenere le vittime e i loro familiari”.

Al momento dei saluti, nell’elenco del Pontefice c’erano poi gli studenti della London Oratory School, il “Coro della Gioia” di Matera, l’associazione “L’Arca” di Borgomanero, i bambini di Massafra, il gruppo ciclistico di San Pietro in Gu (Padova). In particolare, Francesco ha salutato i partecipanti all’iniziativa “Vivere da Campione”, che – ha detto – “ispirandosi a san Giovanni Paolo II ha portato in giro per l’Italia un messaggio di solidarietà”. Le ultime parole sono andate invece a tutti i fedeli sparsi nel mondo, ai quali il Papa ha augurato “una buona domenica e un buon pranzo”, aggiungendo la consueta richiesta: “Pregate per me. Pregate per me e arrivederci!”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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