Alfonsa Clerici, educatrice e madre spirituale verso gli onori degli altari

Sarà beatificata il 23 ottobre

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di Carmen Elena Villa
 

VERCELLI, mercoledì, 25 agosto 2010 (ZENIT.org).- L’impegno di suor Alfonsa Clerici nei confronti dei suoi alunni andava al di là di un’“assistenza caritatevole”. L’amore e la dedizione verso ciascuno di loro si traduceva in “proposte e iniziative di ogni genere, sul piano religioso, spirituale, culturale, per la loro autentica e il più possibile completa promozione umana e cristiana”, ha testimoniato una delle sue allieve durante l’iter della sua causa di beatificazione.

Suor Alfonsa verrà beatificata il 23 ottobre prossimo nella Diocesi di Vercelli. La cerimonia sarà presieduta da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Benedetto XVI.

Vocazione di religiosa ed educatrice

Alfonsa nacque a Linate (Milano) il 14 febbraio 1860. A 15 anni entrò nel collegio delle Suore del Preziosissimo Sangue a Monza. Nel 1879 conseguì il diploma di maestra in grado superiore e iniziò a insegnare nella scuola pubblica di Linate.

A 23 anni entrò nella comunità del collegio nel quale aveva studiato. “Io che ho l’onore di portare il nome di Suora del Preziosissimo Sangue, io sarò contenta ove più vi sarà di sacrificio, sarò contenta di spargere il sangue della volontà, dell’amor proprio”, diceva.

La Congregazione alla quale apparteneva suor Alfonsa ha il carisma della vita comunitaria intensa, così come dell’educazione in cui si sottolinea agli allievi la dignità di figli di Dio. Le suore si dedicano anche all’assistenza ai malati e alla promozione della donna. Attualmente si trovano in Italia, Brasile, Kenya, Timor Est e Myanmar.

Dopo aver emesso i voti, suor Alfonsa insegnò nel collegio in cui aveva studiato, essendovi anche direttrice dal 1898 al 1907. La sfida maggiore che dovette affrontare fu la soluzione di una grande crisi economica del suo istituto. Ella stessa ammise che si trattava di “una Comunità da riordinare, da riformare, ma non da disperdere”.

Missione fino alla morte

Nel 1911 suor Alfonsa fu chiamata a dirigere il collegio “Ritiro della Provvidenza” a Vercelli, un istituto di accoglienza per orfani o persone che vivevano una situazione familiare difficile.

“Era il consiglio d’amministrazione che guidava e seguiva questo collegio, ma c’erano poche risorse”, ha detto a ZENIT la postulatrice della sua causa, suor Santina Dino.

“Ha trovato questi ragazzi, alcuni piccoli che non riuscivano ad avere un’educazione completa perché mancavano i soldi, e ha cercato di migliorare la situazione”, ha aggiunto.

La sua santità si forgiò in piccole azioni di carità nei confronti dei suoi allievi e delle persone più bisognose che arrivavano all’istituto.

“Molti poveri e tribolati venivano ogni giorno all’Istituto per avere un pezzo di pane, un vestito e soprattutto un po’ d’amore che sr. Alfonsa sapeva donare con gioia. Nessuno se ne andava deluso, tutti ricevevano qualcosa da lei, di materiale o di spirituale”, ha affermato la postulatrice.

La sua carità si fondava su una vita spirituale molto profonda e particolare. Per questo la sua biografia si intitola “Con la fronte per terra”. “Pregava in ginocchio, metteva la fronte per terra”, ha ricordato suor Santina.

Fiducia nella Provvidenza

La postulatrice ha raccontato che un giorno, durante la Prima Guerra Mondiale, un soldato andò a chiederle denaro. Suor Alfonsa aveva solo la cifra esatta per comprare una lampada per il Santissimo. Gli disse che non poteva offrirgli un aiuto economico. La notte, però, non riuscì a dormire e decise di dare il denaro al soldato.

Il giorno successivo una contessa andò a visitarla e a fare un’offerta. “Era la stessa cifra che aveva dato al soldato. Il Signore gliel’aveva restituita!”.

Tra il 12 e il 13 gennaio 1930, suor Alfonsa subì una forte emorragia cerebrale mentre pregava nella sua solita posizione con la fronte a terra. Venne trovata così. Morì il giorno dopo.

Durante l’iter della sua causa di beatificazione, cinque delle sue allieve, la cui età oscillava tra gli 85 e gli 87 anni, hanno fornito la propria testimonianza sugli atti di carità della religiosa. “La cosa piu bella è che tutte le testimonianze dicevano le stesse cose: erano trattate bene, sapeva essere vicina a tutte e cercare per ognuna la soluzione migliore, portarle anche in vacanza, risolvere le situazione familiare. Visse nella povertà e nel silenzio in questo instituto”, ha concluso suor Santina.

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ZENIT Staff

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