Al centro del nostro cuore, il servizio ai più poveri e bisognosi

Emilio Inzaurraga dell’Acción Católica Argentina racconta il suo lavoro verso le “periferie esistenziali”

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Nel corso della Veglia di Pentecoste del 18 maggio 2013, prima dell’incontro di Papa Francesco con i movimenti, le nuove comunità, le associazioni e le aggregazioni laicali in pellegrinaggio alla Tomba dell’Apostolo Pietro, ci sono state diverse testimonianze.  Riportiamo quella di Emilio Inzaurraga dell’Acción Católica Argentina- Forum Internacional AC.

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Mi chiamo Emilio, sono argentino, sposato, padre di quattro figli, ingegnere e responsabile dell’Acción Católica Argentina. La mia vita di fede è iniziata in famiglia, con mamma, papà e quattro fratelli.

I miei genitori partecipavano alla vita della Chiesa in un gruppo laicale, e quasi familiarmente, mi sono ritrovato nel gruppo parrocchiale fin da piccolo. In quel primo momento la fede è stata come un dono ricevuto, curato e alimentato in famiglia, nella catechesi, nel gruppo dei bambini. Poi crescendo e maturando come giovane, la fede è cominciata a esigere una risposta sempre più intima e personale.

Sono passato da quel ‘credo’ da bambino, in modo sereno, ma profondo, alle tante domande fino alla domanda di Gesù al giovane ricco in cui mi invitava a dare di più. L’incontro personale e vitale con Gesù, la vita associativa nel gruppo hanno avuto un ruolo centrale.

Essere amico di Gesù, incontrarsi con Lui facendo un cammino comunitario di riflessione, di preghiera, di formazione e di evangelizzazione. Proporre ad altri la bellezza della fede in una Persona e non in una ideologia, è stato ed è fonte di forza inesauribile nei momenti difficili, è gratitudine nei momenti felici ed è sostegno  nella normalità della vita quotidiana.

L’esperienza associativa è un’esperienza di comunione e di partecipazione, ci incoraggia a metterci insieme, a conoscerci, a dialogare, ad ascoltare a confrontarci, a cercare il bene comune , a essere protagonisti , a servire. Ci invita “a uscire fuori”, a non rinchiuderci, a stare con la gente, ad andare alle ‘periferie esistenziali’ per mettere al centro del nostro cuore e del nostro servizio i più poveri e bisognosi.

Così le mie scelte di vita: il matrimonio con Claudia, l’arrivo dei figli, la professione, l’impegno sempre maggiore nella vita sociale ed ecclesiale si sono andati configurando come una vocazione laicale, ‘mescolato’ con tutti e arricchito dalla testimonianza di coloro che ci precedono nel cammino.  

Se la fede aumenta credendo, nell’incontro quotidiano con Gesù e nel servizio ai fratelli, la grazia di farlo insieme, in comunione fraterna con i Pastori, in dialogo con il mondo, segna il mio cammino personale e mi porta questa sera a ringraziare il Signore e a chiedere che aumenti la mia fede.

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ZENIT Staff

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