Aiutare i rifugiati aiuta le comunità che li ospitano

L’appello del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati

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ROMA, venerdì, 18 giugno 2010 (ZENIT.org).- In vista della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebrerà il 20 giugno, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) ha esortato i governi e i gruppi della società civile di tutto il mondo a valorizzare le risorse dei rifugiati e degli altri migranti forzati che vivono nelle aree urbane. 

Il tema scelto per l’edizione di quest’anno – “HOME – Un luogo sicuro per ricominciare” – serve a richiamare l’attenzione sull’abbandono forzato della casa e dalla patria a causa di guerre e persecuzione, una situazione con ricadute familiari, morali, economiche e psicologiche che sollecita la comunità internazionale a tutelare il diritto di ogni rifugiato a ricostruirsi una vita in sicurezza e dignità.

Di qui la necessità di un’accoglienza integrata capace di offrire un futuro a chi è stato costretto a perdere buona parte del proprio passato.

“Per anni – si legge in una nota del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati – l’assistenza ai rifugiati è stata concentrata quasi esclusivamente in programmi all’interno di campi profughi e insediamenti analoghi. Eppure la maggior parte dei migranti forzati oggi scelgono di trasferirsi nelle città invece di continuare a dipendere dalle distribuzioni di viveri nei campi. Queste persone, con poco o nessun sostegno, si trovano ad affrontare moltissimi ostacoli”.

“Lasciati spesso senza possibilità di accedere al mercato del lavoro formale – continua la nota –, i migranti forzati di solito sopravvivono grazie a impieghi sottopagati, incerti e precari. Anche quando la loro permanenza è pienamente legale, spesso la loro posizione non è correttamente considerata dalla polizia o da altri agenti governativi”.

“Molti migranti forzati – osserva il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati – evitano i contatti con le autorità per timore di essere soggetti a detenzione o a espulsioni sommarie. Anche per quanti di loro avrebbero diritto ad accedere all’istruzione, al sistema di assistenza sanitaria e ad altri servizi sociali, i costi di tali servizi possono divenire un ostacolo insormontabile”.

In questa situazione, sottolineano, “i migranti forzati che non possono accedere al mercato formale del lavoro sono condannati alla povertà. Ma non deve essere necessariamente così. Con un sostegno adeguato e la necessaria documentazione legale, i rifugiati sono spesso in grado di avviare una attività e in certi casi persino di dare impiego a membri della società che li ospitano”.

Proprio grazie a piccoli contributi economici del JRS alcuni rifugiati hanno aperto piccole attività commerciali o sono diventati sarti.

“Tutti contribuiscono allo sviluppo delle comunità che li ospitano”, dichiara Peter Balleis SJ, direttore dell’ufficio internazionale del JRS.

“Vediamo chiaramente come la formazione faccia la differenza nella vita dei rifugiati. Lo scorso anno, abbiato offerto servizi educativi a circa 280.000 giovani. Diventeranno insegnati, operatori sociali, contadini, impiegati pubblici. Una società che ostacola lo sviluppo di questo potenziale è una società più povera ”, aggiunge padre Balleis.

Non avendo la possibilità di trovare un impiego stabile, i migranti forzati tendono a vivere nelle comunità più povere e emarginate. Nella scarsità di risorse, possono facilmente essere considerati una minaccia dalla popolazione locale: si crea così una tensione che speso alimenta la xenofobia, talora con esiti catastrofici, come è accaduto in Sud Africa nel 2008.

“Per promuovere un miglior rapporto tra poveri delle comunità ospiti e migranti forzati – dichiara padre Balleis -, è essenziale che ogni forma di assistenza crei benessere per gli uni e per gli altri. Il welfare dei migranti forzati è strettamente legato al benessere della popolazione che li ospita. Il nostro staff in Kenya, Sud Africa e Venezuela ha sperimentato che quando le comunità ospiti traggono beneficio dai programmi di assistenza per i rifugiati, la tensione tra le comunità diminuisce”.

Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) è un’organizzazione non governativa cattolica la cui missione è servire, accompagnare e difendere i diritti dei rifugiati e degli altri migranti forzati.

Il JRS è presente in 57 Paesi del mondo. Impiega oltre 1.400 persone tra laici, gesuiti e altri religiosi per rispondere ai bisogni educativi, sanitari, sociali e alle altre necessità di più di 500.000 rifugiati e migranti forzati. Offre i propri servizi a prescindere dalla razza, dall’origine etnica e dall’appartenenza religiosa dei beneficiari.

Garantisce l’istruzione primaria e secondaria a circa 300.000 bambini ed è impegnato in azioni di advocacy per assicurare che a tutti i bambini rifugiati e sfollati sia garantita un’istruzione di qualità.

[Per maggiori informazioni: www.jrs.net]

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ZENIT Staff

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