"Affrontare la crisi non con paura e rabbia ma con condivisione, ospitalità e amicizia"

Le omelie natalizie del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e la visita alla casa di accoglienza “Card. Giovanni Colombo”

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A mezzanotte del 25 dicembre, l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola ha presieduto in Duomo la Messa di Mezzanotte di Natale. La cattedrale era colma di fedeli, tra loro molti giovani, famiglie e tante persone di origine straniera.

In un passaggio dell’omelia il cardinale Scola ha spiegato: “Noi tutti siamo pertanto invitati ad assimilare la grande lezione del Natale: l’umiltà. San Carlo, nostro grande co-patrono, ha esaltato nella sua santità l’humilitas, che significa lo stare ben aderenti alla terra (humus). Così si fa spazio a tutti, si lascia essere l’altro come altro, amando, nel giusto distacco, il suo volto diverso dal nostro.

Guardando all’umiltà della Vergine santissima le donne possono trovare la strada per superare, in forma adeguata ai nostri tempi, ogni discriminazione per attuare la giusta uguaglianza, rispettosa dell’insuperabile differenza sessuale”. 

Il 25 dicembre, alle ore 11, sempre in Duomo, il cardinale Scola ha celebrato la Messa di Natale. Nella sua omelia l’Arcivescovo di Milano ha mostrato che “la nascita di Gesù diviene quindi per noi una ri-nascita. Gesù venendo tra noi ci insegna a «vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12).Sobrietà significa equilibrio, rispettoso del bene di tutti, nei rapporti e una distaccata magnanimità nell’uso dei beni; giustizia domanda valorizzazione della dignità, equità, eguaglianza autentica, solidarietà a livello personale, sociale e, in modo particolare, politico; pietà vuol dire non dimenticarsi del rapporto con Dio dentro il nostro quotidiano, rapporto che da secoli nelle nostre terre ha creato un costume che non deve andare perduto. Il costume del prendersi cura, tra l’altro, della vita e della morte, dei piccoli, degli anziani e dei più bisognosi a tutti i livelli.

Dalla sobrietà, dalla giustizia e dalla pietà sorgono quegli stili di vita che partendo dalla persona, attraverso i corpi intermedi, potranno consentire di affrontare l’ormai improcrastinabile urgenza di un nuovo ordine mondiale. Il travaglio che accompagna l’ingresso nel terzo millennio si manifesta dolorosamente nella crisi economico-finanziaria che continua a pesare su molte donne e molti uomini, soprattutto bambini, giovani e famiglie. L’umiltà del Dio che si fa uomo in questo santo Natale ci indica la modalità con cui affrontare questa assai delicata fase di passaggio. Non con paura e rabbia, comprensibili quando non hai più un terreno solido su cui poggiare i piedi, ma, alla fine, impotenti a generare futuro. Serve condivisione, ospitalità, amicizia civica che generano la solidarietà necessaria per uscire insieme dalla prova. C’è bisogno di un nuovo ordine mondiale per uscire dalla crisi”.

Al termine della Messa, alle 13, il cardinale Scola si è recato in visita agli ospiti della Casa di Accoglienza “card. Giovanni Colombo” in via Marcantonio Colonna a Milano.

In questa struttura residenziale – l’unica di questo genere a Milano – vengono accolte persone straniere dimesse dagli ospedali dopo le cure a seguito di patologie importanti. Attiva da vent’anni, nella “Casa cardinale Colombo” le persone bisognose trovano assistenza, accoglienza e percorsi di inserimento sociale. Un microcosmo composto da ospiti cattolici, ortodossi, musulmani provenienti da Afghanistan, Tunisia, Marocco, Ucraina, Sri Lanka, Romania, da operatori e volontari coordinati dal direttore Giuseppe Conti e dalla presidente dell’Associazione Sarepta Marilena Bartoli, di cui questa Casa è parte.

Dialogando con loro il cardinale Scola ha espresso la sua gratitudine per questa opera di carità attiva grazie all’impegno di alcuni cristiani laici: “Sono venuto per gli auguri di Natale, per portarvi l’annuncio della compagnia di Gesù bambino. Egli viene ad assicurarci che chiunque nasce è destinato a vivere per sempre. La malattia, con tutte le fatiche che comporta, è stata assunta per noi da Gesù e possono essere consegnate nelle sue mani. Vivendo la malattia in una famiglia, in una casa come questa che vi accoglie, tutto è più facile”.

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ZENIT Staff

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