Affamati di Dio

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

È un volto di luce, quello di Stefano. Opposto al volto dei suoi nemici, pieno di odio e di durezza: si turano gli orecchi, si scagliano con violenza, trascinano Stefano e lo uccidono con le pietre. E Stefano, invece di chiedere vendetta, invoca perdono: “Signore, non imputare loro questo peccato”. E muore con le stesse parole di Gesù: “Signore, accogli il mio spirito!”. Se Saulo cadendo da cavallo, riesce a rispondere alla voce del Signore, è di certo perché il suo cuore è già preparato da questo eroico gesto di Stefano. Il perdono del martire apre il cuore di Saulo. Così il perdono resta il “segno” più eloquente per credere nel Signore Gesù.

Meditazione

Gesù, quando parla del Padre, narra la Divina Bontà e ci aiuta a ringraziarlo. Il Pane della Vita è Lui. E questo ormai, dopo il compiersi della Sua missione salvifica, appare chiaro. La sua venuta nel mondo è la rinascita di tutto. Luce e Verità, nel loro bacio, hanno rinnovato e allietato tutta la creazione. Nella Risurrezione vibra l’invito a cibarci di quella vita che non rimane schiacciata dalla morte, a stringerci al Signore della Storia se non vogliamo cadere schiavi della provvisorietà, della vacuità, dell’effimero. È questa l’essenza di quanto ha compiuto il Signore durante i giorni vissuti in carne ed ossa nel nostro mondo. In Lui si ricongiungono tutti i tempi e tutti gli eventi. E la cosa stupefacente è che ogni cosa si riunisce tutta in un pezzetto di pane. In esso l’Umanità si sposa col cielo e viene ricondotta alla misura dell’eternità. Gesù, però, non sempre accende consensi tra gli uomini. Continua ad essere messo da parte perché si rincorrono poteri fugaci. Questo accade quando l’uomo dimentica o trascura le sua ansie interiori per godere di conquiste immediate. La fame di Dio, è chiaro, rende, invece, l’uomo “segno di contraddizione” dentro un sistema blindato, fatto di sicurezze precarie offerte a basso prezzo. Quando si sottrae il pane vero e vivificante, sull’uomo piomba la cecità e la durezza del cuore. Sembra inafferrabile come verità, ma accade proprio così: cibarsi di Gesù significa far crescere nella nostra società il bene, la stima reciproca, il valore delle relazioni. Perché cibarsi di Gesù è entrare in comunione con l’atto d’amore supremo compiuto da Lui per noi, trasformandosi in pane. Questa è al più grande consolazione per ogni giorno della nostra vita in Lui: siamo amati da Dio.

Preghiera

In te, Signore, pane di vita che sazi ogni nostra fame, si compiono tutti i nostri segni. Perché tu sei la pienezza. E lo sei, per noi, soprattutto quando apri il nostro cuore al perdono. Fa’ che impariamo da te e dai tuoi santi martiri, come Stefano, a non scaricare mai le nostre responsabilità, ma aiutaci ad assumere i pesi gravosi degli altri. Amen.

Agire

Tieni luminoso il tuo volto, proprio tramite un cuore che sa perdonare.

Meditazione del giorno a cura di monsignor GianCarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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