Adorazione perpetua in un ospedale di Reggio Emilia

In risposta all’appello del Papa per la Giornata Mondiale del Malato

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Di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 5 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Dal primo maggio del 2007, nella Cappella della Madonna del Carmine, dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, si pratica l’adorazione eucaristica perpetua.

Padre Justo Antonio Lofeudo, un missionario del Santissimo Sacramento, ha detto a ZENIT che questa è “l’unica cappella di Adorazione Perpetua in un Ospedale e una delle pochissime nel mondo”.

Sul perché di questa iniziativa, il sacerdote argentino ha spiegato che “questa è una risposta in anticipo al desiderio che il Santo Padre ha espresso in occasione del suo messaggio per la Giornata Mondiale del Malato”, che si celebra l’11 febbraio.

Nel messaggio, Benedetto XVI ha rivolto l’invito affinché questa Giornata sia “occasione per sottolineare l’importanza della Santa Messa, dell’Adorazione eucaristica e del culto dell’Eucaristia, facendo in modo che le Cappelle nei Centri sanitari diventino il cuore pulsante in cui Gesù si offre incessantemente al Padre per la vita dell’umanità”.

Con l’intento di capire il senso e la finalità di una pratica quale quella dell’adorazione eucaristica, in forte ripresa in più parti del mondo cattolico, ZENIT ha intervistato padre Justo Antonio Lofeudo.

Chi ha promosso l’iniziativa dell’adorazione perpetua?

Padre Justo Antonio: L’iniziativa è stata promossa da un nostro collaboratore laico, Enrico Remondini, che in un incontro di preghiera a Milano, a cui ha partecipato gente di diverse regioni d’Italia, aveva proposto l’adorazione perpetua come progetto portato avanti da noi missionari.

In quell’occasione ha aderito un gruppo carismatico appoggiato alla parrocchia Regina Pacis di Reggio Emilia e l’Allianza Dives in Misericordia, anche questa di Reggio Emilia. Poi, questi gruppi hanno contattato il padre Paolo Poli, cappuccino, cappellano dell’Arcispedale Santa Maria Nuova, di Reggio Emilia, che si è detto disponibile all’iniziativa per avere l’adorazione eucaristica perpetua nella cappella dell’ospedale.

Agli inizi c’è stato un incontro con don Alberto Pacini dove si sono raccolte le prime cento adesioni, dopodiché mi hanno chiamato per predicare nelle chiese e per aiutarli ad organizzare l’adorazione perpetua.

Che cosa proponete ai fedeli?

Padre Justo Antonio: L’adorazione è la relazione connaturale con Chi è il nostro Dio, il nostro Salvatore che ci ha amati fino a dare la sua vita per noi. Il cristiano è chi adora Cristo perché riconosce in Gesù di Nazaret il Figlio di Dio che è Dio. E Lo adora nella sua presenza eucaristica. Infatti, noi Lo adoriamo nel Santissimo Sacramento dove è veramente, realmente e sostanzialmente presente. L’Eucaristia è il più grande tesoro della Chiesa offerto a tutti perché tutti possano in essa ricevere abbondanti grazie e benedizioni. L’Eucaristia è il sacramento del sacrificio di Cristo ed anche la sua presenza viva tra di noi.

Come insegna il Magistero, la vera comunione è anche un restare con il Signore oltre l’atto stesso della comunione sacramentale vissuta nella Messa ed ogni comunione implica adorazione, come ricorda il Santo Padre Benedetto XVI in Sacramentum Caritatis, riprendendo appunto le parole di Sant’Agostino: “Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo” (Sac. Car. 66).

E già Giovanni Paolo II nella sua enciclica Ecclesia de Eucharistia diceva: “Il culto reso all’Eucaristia fuori della Messa è di un valore inestimabile nella vita della Chiesa…E’ bello intrattenersi con Lui e chinati sul suo petto come il discepolo prediletto essere toccati dall’amore infinito del suo cuore…C’è un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento d’amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento”. E aggiungeva: “Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!” (EE n.25). Adesso capiamo da dove prendeva forza questo magnifico Papa che abbiamo praticamente visto morire senza mai crollare.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha insistito ripetute volte sull’importanza della preghiera, sul dare supremazia all’adorazione, alla contemplazione del mistero che celebriamo in ogni Messa. Perciò, quello che si propone ai fedeli è di diventare adoratori per esprimere la loro fede e il loro amore verso il Signore. In Mysterium Fidei il Papa Paolo VI diceva dell’adorazione che “è prova di gratitudine, segno d’amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore là presente”.

Bisogna anche dire, e questo è parte pure delle omelie, che nell’adorazione oltre alla contemplazione, il ringraziamento, le benedizioni e le lodi ci sono altre dimensioni importanti come la riparazione e, ovviamente, l’intercessione. Nell’adorazione ci incontriamo con Cristo, perciò incontriamo la nostra pace, il nostro sollievo, le nostre risposte e ritroviamo l’amore e le nostre forze per amare.

Perchè avete scelto l’adorazione perpetua?

Padre Justo Antonio: Perché è la risposta costante nel tempo verso Chi non cessa di essere Dio e di amarci d’amore eterno. Ma l’adorazione perpetua ha un altro pregio. In tempi in cui le nostre chiese rimangono spesso chiuse, una cappella sempre aperta, per chiunque voglia avvicinarsi a qualsiasi ora del giorno o della notte, è come le braccia sempre aperte di Gesù pronte ad accogliere ogni uomo. E` anche una risposta al grido accorato del Papa Giovanni Paolo II e ripreso anche da Papa Benedetto XVI: “Aprite le porte a Cristo! Spalancate le porte a Lui!”.

La cappella di adorazione perpetua è il luogo dove si prega senza sosta rendendo al Signore grandissimo onore e gloria come comunità ecclesiale. E’ scuola di silenzio in cui il silenzio diventa vero ascolto della Parola che si adora nel Santissimo Sacramento, e perciò è anche scuola di preghiera e di crescita spirituale.

Davvero, l’adorazione perpetua è fonte di acqua viva che disseta chi ha sete di vita, è un faro nella notte del mondo, è la porta aperta al Cielo che rimane aperta. Da essa sgorgano grazie e benefici che portano anche grandi conversioni.

Per quanto riguarda l’esperienza di Reggio Emilia è da mettere in evidenza che è la prima cappella di adorazione perpetua in Italia, in un luogo di sofferenza come è l’ospedale. Perciò avere la cappella di adorazione perpetua è di altissimo valore perché le persone che soffrono, i degenti e i loro familiari, possono incontrare il Signore a qualsiasi momento, quando più hanno bisogno e questo comporta grande sollievo e pace nonché guarigioni spirituali e magari anche fisiche.

Ciò è possibile perché ci sono persone che hanno dato il loro “sì” ad avere un’ora santa con il Signore. Per avere l’adorazione perpetua si chiede alle persone di prendere come impegno un’ora di adorazione alla settimana in modo da coprire tutte le 168 ore settimanali. A volte gli iscritti ad una certa ora sono due oppure tre ma in cappella ci sono 10 o 20 persone.

Chi sono le persone che alimentano l’adorazione?

Padre Justo Antonio: Fedeli di diverse realtà sociali (ci sono anche dei medici) e provenienze. Qualcuno viene anche fuori dalla diocesi. La risposta all’invito dell’adorazione perpetua a Reggio Emilia è stata molto generosa e l’adorazione parte con 300 adoratori iscritti che coprono tutte le ore. Chi volesse ancora iscriversi dando la propria adesione può rivolgersi direttamente al Cappellano dell’Arcispedale, padre Paolo Poli o telefonando al numero 0522/ 29 64 18.

In che misura l’adorazione aiuta i pazienti dell’Arcispedale ad alimentare la speranza e a non cadere nella disperazione?

Padre Justo Antonio: “Venite a me, voi tutti che siet
e affaticati e oppressi e io vi ristorerò” (Mt 11:28). Giovanni Paolo II diceva che quelle dolci parole ricevono piena conferma davanti al Santissimo Sacramento. Il Signore chiama a tutti dalla sua dimora eucaristica. Ci chiama per guarire i nostri cuori feriti, per guarirci delle nostre disperazioni ed angosce, per darci la pace che soltanto Lui può dare.

Andare all’incontro di Gesù nel Santissimo Sacramento è andare a trovare la salute dell’anima, la salvezza. Il Santo Padre nel suo recente messaggio per la Giornata Mondiale del Malato ha voluto sottolineare “l’importanza della Santa Messa, dell’Adorazione eucaristica e del culto dell’Eucaristia, facendo in modo che le Cappelle nei Centri sanitari diventino il cuore pulsante in cui Gesù si offre incessantemente al Padre per la vita dell’umanità”.

Dalla cappella dell’Arcispedale il Signore si offre a se stesso e al contempo chiama tutti per dargli la vita, la pace, l’accettazione della propria sofferenza che redime. E a volte si assiste a qualche bella testimonianza che serve da esempio. Una signora che sta in ospedale in stato molto grave è stata portata da alcuni amici dinanzi al Santissimo. Dopo un po’ di tempo ha chiesto, per la prima volta, di ricevere i sacramenti.

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ZENIT Staff

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