Addio a don Giuseppe, il sacerdote malato di Sla benedetto dal Papa

Affetto da due anni da sclerosi laterale amiotrofica, il giovane viceparroco di Santa Maria a Setteville, a Guidonia, è morto ieri sera. Dieci giorni fa l’abbraccio di Francesco

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Papa Francesco aveva voluto visitarlo personalmente, sedendosi al suo capezzale per abbracciarlo, benedirlo e dargli l’unzione degli infermi. A dieci giorni da quella visita del Successore di Pietro, verso cui nutriva un amore profondo, don Giuseppe Berardino, il vice parroco di Santa Maria a Setteville a Guidonia, è morto. La sclerosi laterale amiotrofica che lo aveva colpito due anni fa e che nell’ultimo periodo gli permetteva di muovere soltanto gli occhi ha preso il sopravvento. Aveva 47 anni ed è scomparso ieri sera, anche se i medici avevano annunciato il decesso cerebrale già qualche ora prima.
A fianco a lui c’era il parroco don Luigi Tedoldi, per tutti don Gino, che lo ha voluto lasciare come vice parroco fino alla fine. La sua testimonianza di una malattia vissuta con fede e serenità, su un letto di una stanza della canonica divenuto un altare, valeva più di mille aiuti in parrocchia. Era “come un figlio”, dice sempre il sacerdote, tanto che quando gli era stata diagnosticata la sclerosi, aveva voluto che rimanesse “in casa” con lui.
Berardino era arrivato nella parrocchia di Setteville quasi 14 anni fa quando era seminarista al Redemptoris Mater. Qui aveva  ricevuto l’ordinazione diaconale e poi, l’11 maggio 2003, quella sacerdotale. La malattia si era manifestata poco più di due anni fa. “Tutto ha avuto inizio con una caduta a un campo estivo con i ragazzi – spiegava il parroco -. In due mesi è rimasto completamente paralizzato, tanto da non poter usufruire neppure del computer per comunicare attraverso movimenti oculari. Al Policlinico Gemelli mi hanno detto di non aver mai visto un caso così rapido e violento”.
Don Gino aveva voluto rendere pubblica la sua storia in occasione della visita del Papa. Una storia fatta di dolore, ma anche di solidarietà e assistenza da parte di tanti parrocchiani che hanno trascorso accanto a lui le festività di Natale. Nei fine settimana, quando l’infermiere era di riposo, una ventina di coppie si alternavano per l’assistenza. Erano tanti infatti quelli affezionati a don Giuseppe, soprattutto i giovani che seguiva costantemente.
Tutti ora si stanno riversando nella Chiesa della periferia di Roma per dargli l’ultimo saluto. Chi impossibilitato a venire ha espresso la sua commozione e vicinanza tramite sms o messaggi sui vari social network, dove si leggono frasi del tipo: “Ringrazieremo sempre il Signore di averci donato un così prezioso testimone dell’amore di Dio, anche nel dolore e nella sofferenza”; “Ciao, don Giuseppe lasci un grande vuoto”; “Davvero un esempio di grande fede”.
Anche Bergoglio era rimasto fortemente colpito dal sacerdote. E aveva scelto di riprendere le sue visite in parrocchia dopo il Giubileo iniziando dalla Chiesa di Guidonia proprio per andare a trovare lui. Quella domenica, infatti, il Papa si è intrattenuto a lungo nella stanza, privatamente, lontano da telecamere e macchine fotografiche. Unico testimone il cardinale vicario Agostino Vallini, che dopo ha raccontato che il Pontefice aveva sussurrato all’orecchio del malato: “Giuseppe ti vengo a visitare, sono il tuo vescovo, sono qui con te. Preghiamo il Signore che tu possa vivere la tua missione misteriosa ma feconda con tanti frutti”.
Lo stesso Vallini celebrerà i funerali che si terranno a Santa Maria in Setteville il prossimo sabato 28 gennaio, alle ore 11.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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