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Addio a Dario Fo, un ateo in attesa di "sorprese di Dio"

Si è spento a 90 anni il Nobel per la letteratura e simbolo del teatro italiano. Ateo e anticlericale, negli anni ’70 sostenne gruppi eversivi di sinistra

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Si è spento stamattina a 90 anni il comico, regista, scenografo, impresario e scrittore Dario Fo, ricoverato da 12 giorni all’ospedale Sacco di Milano per problemi polmonari.
Nel 1997 aveva ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura, “perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”, si legge nella motivazione degli Accademici svedesi. Coincidenza: Fo è deceduto proprio lo stesso giorno in cui, 19 anni fa, aveva ricevuto la statuetta a Stoccolma.
Considerato un’icona del teatro italiano, negli anni ’60 si contraddistinse per le commedie farsesche, nei ’70 fece teatro politico, caratterizzato da una forte componente critica. Componente che si ritrova negli anni ’80 nella commedia “Il Papa e la strega“, di matrice anticlericale. Negli ultimi anni incentrò le sue opere sui grandi dell’arte.
La politica lo aveva coinvolto fin dalla gioventù. Ritratto in alcune foto con la divisa della Repubblica Sociale Italiana (Rsi) durante la seconda guerra mondiale, divenne invece nel dopoguerra un esponente dell’intellighenzia di sinistra.
Vicino a gruppi extraparlamentari, fondò insieme alla moglie Franca Rame il Soccorso Rosso, un’organizzazione per sostenere i detenuti politici. Diversi i militanti sostenuti dall’organizzazione, tra cui Achille Lollo, di Potere Operaio, accusato insieme ad altri dell’incendio appiccato di notte in un’abitazione nel quale rimasero carbonizzati i fratelli Mattei (di 22 e 8 anni), figli di un esponente del Movimento Sociale Italiano, a Primavalle, quartiere popolare di Roma. Era il 16 aprile 1973.
Ultimamente si era avvicinato al Movimento 5 Stelle, ed aveva preso le distanze dai suoi ex compagni: “Alcuni di loro mi fanno un po’ tristezza. Non hanno capito che il mondo sta cambiando, i ragazzi non li capiscono. Sembrano un’altra razza”.
In un libro scritto a quattro mani da Dario Fo con la giornalista Giuseppina Manin – Dario e Dio – l’artista parla anche del suo rapporto con la fede. Riguardo a Dio, scrive: “No che non esiste. Non ci credo. Però…”.
Quel “però” cela un’ipotesi. Scrive infatti: “L’idea di una fine eterna, sparire per sempre, è insostenibile per la mente umana. Sappiamo che sarà così. Siamo polvere, mi dice la ragione. Ma poi… la fantasia, l’estro, la follia mi danno altre visioni. Che dire? Spero di venir sorpreso”.
La cerimonia pubblica di addio a Fo dovrebbe tenersi sabato 15 ottobre in piazza Duomo, a Milano.

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ZENIT Staff

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