"Abbiamo il dovere di evangelizzare gli altri" (Seconda parte)

Intervista con monsignor Jesús Dosado, arcivescovo di Ozamis, Mindanao

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Riportiamo di seguito la seconda ed ultima parte dell’intervista realizzata da Maria Lozano con l’arcivescovo di Ozamis (Mindanao, nelle Filippine), monsignor Jesús Dosado, per il programma Where God Weeps (Dove Dio piange). La prima parte è stata pubblicata ieri, martedì 15 gennaio.

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In certe zone dell’isola la gente vive nella paura?

Mons. Dosado: Non proprio, perché, come ho detto, vivono in pace ma c’è sempre la possibilità che accada qualcosa, ma non per motivi religiosi, credo. Io non mi trovo in quella parte di Mindanao, i musulmani sono nel sudovest di Mindanao, le isole di Sulu, Jolo, Basilan, Cotabato e Lanao. Nella mia diocesi quasi non ci sono gruppi.

Ci sono stati anche molti tentativi di pace e di riconciliazione. Forse uno dei progetti più impressionanti è quello di Circila, promosso da un missionario a Zamboanga. Ci può raccontare?

Mons. Dosado: Molti ci vanno per avere consulenza, seminari, eccetera. È un programma molto buono, ne ho sentito parlare molto da altri vescovi. Anche in Indonesia c’è interesse a questo programma per avviare un dialogo con i musulmani nelle zone di conflitto.

Alcuni sostengono che le Filippine abbiano un problema di sovrappopolazione. È vero?

Mons. Dosado: Vogliono far passare una legge in tal senso e la loro propaganda è che abbiamo una tale popolazione che bisogna controllarla con mezzi che non sono accettabili per noi cattolici, e per la gente in generale, perché è una cultura di morte, di non-vita. Penso che questa situazione – cioè la sovrappopolazione – si verifichi solo a Manila e dintorni, a Cebu, la seconda città delle Filippine, e a Davao. Lì si vede molta gente, perché molte persone ci si trasferiscono da altre parti delle Filippine per guadagnarsi da vivere, e così si ha l’impressione che ci sia un’esplosione demografica nelle Filippine. Ci sono molti luoghi dove non è il caso. Nella mia provincia ci sono luoghi semidisabitati.

Quindi la povertà costringe le persone ad emigrare verso le grandi città e questo genera una sovrappopolazione nei grandi centri urbani…

Mons. Dosado: E migrano non solo verso Manila ma verso altri Paesi, in Europa, America, in tutto il mondo, perché la vita qui è dura. Abbiamo un’educazione per la gente e non possiamo trarne profitto poiché, per la mancanza di mezzi, i filippini vanno in altri Paesi per guadagnarsi da vivere.

La Chiesa non è favorevole alle politiche per limitare le nascite nelle famiglie, in primo luogo perché è una cultura della morte, poi perché importante anche la questione della libertà: le persone devono decidere autonomamente quanti figli avere, non deve essere una cosa imposta dallo Stato, come in Cina.

Mons. Dosado: Sì, ma stiamo parlando di un tentativo di fare una legge che contempla cose che non dovrebbero esserci, ad esempio, l’educazione sessuale ai giovani senza il controllo dei genitori. Noi sosteniamo che le donne abbiano diritti, ma questo disegno di legge prevede una serie di cose inaccettabili per noi. Dal 2002 ci sono stati dei tentativi per trasformare questa iniziativa in legge e non è finita.

Ci sono molte pressioni non solo di gruppi nelle Filippine, ma di gruppi internazionali, vero?

Mons. Dosado: Sì, tempo fa, ad esempio, tenemmo la plenaria della Conferenza Episcopale delle Filippine. Avevamo invitato molti membri del Congresso, e uno dei vescovi chiese: “È vero che le Nazioni Unite danno soldi per questo?”. E hanno risposto: “Sì, è vero”. Io penso anche che gli Stati Uniti stanno dando soldi. Penso che i membri del Congresso sono a favore delle misure, e pensano più al denaro che ai diritti delle donne. Vedo chiaramente molti soldi, non solo degli Stati Uniti ma di gruppi con questa agenda ed è per quello che ci sono tante pressioni.

Come possiamo aiutare la Chiesa nelle Filippine?

Mons. Dosado: Continuando a ricevere i nostri emigranti perché non abbiamo dove andare per guadagnare di più. Questa è la parte economica. Ma credo che la questione sia al contrario, cioè cosa possono fare i filippini per rievangelizzare l’Europa e tutti questi Paesi? I missionari sono venuti nelle Filippine con molti sacrifici. Nel mio paese già stando seduti si suda. I missionari nelle Filippine, vestiti di nero sono venuti a  lavorare sodo per convertirci. E adesso io penso che noi abbiamo il dovere di evangelizzare gli altri per mezzo dei nostri migranti.

Lei ha toccato il tema della situazione di molti migranti filippini, non solo nei Paesi europei, ma anche in Medio Oriente, come in Arabia Saudita. Come è la situazione di queste persone in un Paese molto diverso dalla cultura cristiana cattolica?

Mons. Dosado: In materia di fede, devono essere molto attenti. Ci sono molti filippini, ma devono stare molto attenti perché non è permesso loro praticare la fede. Ciononostante, molti filippini vivono sinceramente la loro fede in queste difficili situazioni.

L’intervista è stata condotta da Maria Lozano per il programma Where God Weeps (Dove Dio piange), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre.

*Per maggiori informazioni:

info@DondeDiosLlora.org
www.acn-intl.org

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ZENIT Staff

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