A tu per tu con Mbodj, un ponte fra Italia e Senegal

Giovane avvocato di origine africana, ha fondato una onlus per la cooperazione e lo sviluppo in entrambi i paesi

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Abdoulaye Mbodj è un giovane avvocato, il primo africano iscritto dal 2012 all’Ordine degli Avvocati di Milano. L’avv. Mbodj, 30enne, infatti è nato a Dakar, in Senegal, e nel 1991 si è trasferito in Italia, vicino a Lodi, raggiungendo i suoi genitori. Dopo il liceo scientifico, si è laureato con lode in Giurisprudenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Da quasi tre anni sta dando vita a dei progetti che sostengano lo sviluppo nel suo Paese d’origine. A tal fine ha costituito una Onlus, “Associazione Amici di Babacar Mbaye e Awa Fall Onlus”, dedicata alla memoria dei propri nonni materni. Per conoscere meglio questa realtà lo abbiamo intervistato.

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Lei è da molti anni in Italia, ma quali sono i legami con la sua terra natale?

I legami con il mio Paese d’origine, il Senegal, sono molto forti e saldi. Infatti, quasi ogni anno torno nel mio Paese ed ho frequenti contatti con i miei cugini che sento spesso telefonicamente e su skype. Come avvocato ho anche seguito qualche pratica legale per il Consolato senegalese in Milano. Inoltre, conosco perfettamente la lingua senegalese, il wolof. Infine, sono molto legato alla comunità senegalese di Zingonia in Provincia di Bergamo, a cui storicamente io e la mia famiglia siamo legati.

Come è nata l’onlus che ha fondato?

L’idea della Onlus è piuttosto recente, essendo stata costituita il 27 maggio 2014. Tuttavia l’idea originaria parte da molto lontano. Infatti, nel 2008 durante la mia vacanza-studio americana di due mesi a Chicago per scrivere la tesi di laurea, ebbi modo di conoscere un caro amico di Crema, Alberto Piantelli, con il quale durante una conversazione lanciammo l’idea di poter fare qualcosa di concreto per il mio Paese, al quale desideravo restituire un po’ della mia fortuna.

Quindi, nell’estate 2013, con il supporto del Rotaract Terre Cremasche di Crema, io e Alberto organizzammo due aperitivi di fundraising in cui coinvolgemmo tanti giovani, unendo il divertimento con una giusta e nobile causa: aiutare il mio Paese d’origine. Con i fondi raccolti (3.000,00 €) nei due aperitivi a Crema, in Provincia di Cremona, abbiamo pagato i container che da Genova hanno trasportato i beni donati dall’Ospedale di Crema (dispositivi e presidi medico-sanitari) alla volta del Senegal, per ristrutturare il reparto di ginecologia dell’Ospedale Roi Bauodin di Guediawaye Samh Notaire, una circoscrizione di 40.000 abitanti della capitale del Senegal, Dakar.

Dopo questo inizio come avete proseguito?

Ci siamo concentrati su altri due settori con difficoltà croniche in Senegal: quello della Pubblica Amministrazione e quello dell’istruzione. Pertanto, abbiamo rivolto i nostri sforzi anche all’Ufficio anagrafe del Comune senegalese, fornendo stampanti, computer e scanner al fine di informatizzare e digitalizzare l’Ufficio comunale con una più sicura archiviazione elettronica della documentazione, che con l’archiviazione cartacea spesso si deteriora o addirittura veniva smarrita. Mentre per la scuola elementare abbiamo fornito beni di prima necessità per l’attività scolastica ordinaria: penne, pastelli, matite, quaderni, cancellini, gessi, registri ecc.

Quali sono i progetti per il futuro?

Per il 2015 abbiamo fatto un ambizioso action plan, e ci siamo prefissati degli obiettivi strutturali: ci piacerebbe portare in Italia due persone del personale infermieristico e paramedico dell’Ospedale senegalese da formare durante una settimana di training sanitario presso un Ospedale lombardo (Lodi o Crema). Inoltre, ci piacerebbe reperire tramite una locale Croce Bianca, un’ambulanza per l’ospedale senegalese, oltre a recuperare materiali e beni per la prima infanzia per rendere più moderno il reparto di ginecologia.

Quale è la filosofia che soggiace a tutto ciò?

Il motto della nostra Onlus, assai educativo, è: “non regalarmi il pesce ma insegnami a pescarlo che mangio tutta la vita”. Un motto che ribalta radicalmente la tradizionale forma di cooperazione internazionale basata sui fondi dati a pioggia. Il nostro scopo, infatti, è quello di implementare una politica di sviluppo: alla fornitura alla comunità delle attrezzature necessarie, si affianca infatti la formazione della medesima, propedeutica, in particolare, all’acquisizione delle conoscenze tecniche necessarie per l’utilizzo delle attrezzature sanitarie e amministrative donate.

Ai membri della comunità viene quindi data la preziosa occasione di “aiutarsi”, di divenire coscienti delle proprie potenzialità e, responsabilizzandosi, di migliorare le proprie future condizioni sociali, sanitarie e educative. È un progetto credibile poiché i beni vengono consegnati direttamente dai miei genitori Alioune e Anta che supervisionano affinché i beni vengano destinati ai fini specifici. Inoltre, periodicamente io mi reco direttamente sul posto per fare dei sopralluoghi di verifica e dei controlli sul campo.

Ci sono realtà italiane che sostengono la vostra onlus?

Gli enti che sostengono da quasi tre anni la Onlus e a cui va il mio più vivo e sentito ringraziamento sono: l’Ospedale Maggiore di Crema (in provincia di Cremona), la Parrocchia San Giovanni Bosco di Codogno (in provincia di Lodi) e il Rotaract Terre Cremasche di Crema.

Magari ci sono fra i nostri lettori dei tuoi connazionali o persone che sono interessate a sostenere la sua iniziativa. Come possono fare?

Sicuramente la modalità che raccomando a tutti è la consultazione del sito internet della Onlus: www.aabaonlus.org. Iscrivendosi alla newsletter sarà garantito il costante aggiornamento con riferimento alle attività ed iniziative della Onlus, quali ad esempio le cene di fundraising o la presentazione dei risultati associativi. Inoltre, è possibile contattarci mediante l’indirizzo mail dell’associazione: associazioneabaonlus@gmail.com.

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Fonte: L’Ancora Online

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Nicola Rosetti

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