A Tiblisi, varcando la soglia delle divisioni

di Serena Sartini

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TIBLISI, lunedì, 19 luglio 2010 (ZENIT.org).- Ci sono volute tre ore per attraversare quel piccolo lembo di terra che divide l’Azerbaijan alla Georgia. Un tempo lunghissimo, durante il quale i militari azeri prima e georgiani poi hanno controllato uno a uno i passaporti e i documenti della delegazione di Rondine – Cittadella della Pace, arrivata in Georgia, seconda tappa del “Viaggio di amicizia” in Caucaso, dopo quella in Azerbaijan.

Per gli europei, il confine è un ricordo lontano. In queste terre, invece, è ancora normalità. La cosa più sorprendente è stato l’attraversamento a piedi della delegazione, che ha formato un lungo serpentone di persone che, valigia alla mano, ha ‘sfilato’ uno ad uno davanti al check point per i dovuti controlli. Poche centinaia di metri dividono il confine azero da quello georgiano. Sventolano tre bandiere: la croce di San Giorgio, una croce rossa su sfondo bianco, quella dell’Unione europea, forse come auspicio per la Georgia di poter entrare al più presto nell’Ue, e quella del Ministero degli Affari interni.

La polizia controlla i documenti, le valigie. Il militare ti accoglie con un sorriso e la frase: “Welcome in Georgia” (“Benvenuto in Georgia”). La delegazione di Rondine è variegata: ci sono studenti israeliani, libanesi, macedoni, ceceni, ingusci, russi. Tanja è la prima macedone ad entrare in territorio georgiano. Ha 26 anni e arriva da Skopje. Da quasi un anno frequenta lo Studentato internazionale a Rondine. Appena arrivata al controllo militare al confine, i militari guardano incuriositi e un po’ sorpresi il passaporto macedone. Non l’avevamo mai visto prima.

Iniziano allora le telefonate infine per cercare di capire dove è la Macedonia e che comportamento avere nei confronti di Tanja. Ci sono infatti alcuni Paesi che vengono guardati con maggiori sospetti. “All’inizio sembrava quasi un gioco – racconta Tanja – sentivo che al telefono chiedevano cosa fare. La Macedonia non sapevano nemmeno che esistesse. Non ci sono stati mai turisti macedoni prima d’ora. Poi, quando l’attesa si prolungava, mi sono sentita come alcuni miei amici che vengono sottoposti a controlli serrati prima di poter passare da un Paese all’altro, o addirittura non possono oltrepassare certi confini. Ora siamo in Georgia, sono contenta di conoscere e vedere le tradizioni di molti miei amici georgiani che studiano a Rondine”.

Per i tre ragazzi con passaporto russo abbiamo faticato non poco. Per Anna, russa, per i due Magomed, ceceno e inguscio, i controlli sono stati invece lunghissimi per motivi politici che dividono la Russia e la Georgia, soprattutto in seguito alla guerra tra abcasi, sostenuti da Mosca, e georgiani.

Al di là del confine, in primissima terra georgiana, c’è un piccolo bar dove si può comprare ‘piva’, la birra locale, a meno di un euro. Da una macchina arriva musica italiana con le note di Albano. Poi mangiamo ‘khagiapuri’, la tipica pizza georgiana al formaggio. E ci sentiamo già a casa.

Da oggi la delegazione di Rondine inizia la sua permanenza a Tiblisi, durante i quali si svolgeranno incontri istituzionali, accademici e religiosi. Tra quelli più significativi la visita all’Università statale di Tiblisi, l’incontro con il vescovo della città, monsignor Pasotto, quelli con le Organizzazioni internazionali Undp (Programma di sviluppo delle Nazioni Unite) e Unhcr (Alta commissione per i rifugiati politici.), e l’abbraccio ai giovani e all’Associazione Italia-Georgia.

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ZENIT Staff

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