A Morogoro per accedere al "Ricchissimo tesoro teologico di Joseph Ratzinger"

Intervista al professor Achim Buckenmaier

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Dal 10 al 12 marzo si svolgerà presso il Jordan University College di Morogoro, in Tanzania, un Seminario di studi in inglese dal titolo: “Di dove sei?” (Gv 19,9). La figura e il messaggio di Gesù nella trilogia “Gesù di Nazaret” di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI. È il secondo appuntamento in Africa e si realizza dopo il Simposio in lingua francese sul “Gesù di Nazaret” che si è svolto in Benin lo scorso settembre. Ne abbiamo parlato con il prof. Achim Buckenmaier, che ne ha seguito l’organizzazione.

Professore, perché organizzare un seminario sul “Gesù di Nazaret” in Tanzania?

Penso che nella Chiesa e nel mondo odierno l’altissimo rilievo e il profondo significato della teologia di Joseph Ratzinger siano riconosciuti. Tuttavia non è facile per tutti conoscerla. Forse ci sono ostacoli culturali. Riguardando alle difficoltà e alle grandi sfide in Africa, che ogni giorno stanno davanti alla gente, si può comprendere come un cristiano tema di non trovare l’accesso a un pensiero che a prima vista si è sviluppato in un contesto culturale diverso, quello dell’Occidente e della sua storia. Alcune volte ci si trova di fronte alle difficoltà economiche di finanziare uno studio come noi lo intendiamo o, semplicemente, di comprare dei libri. Le nostre giornate di studio vogliono togliere queste barriere e aiutare a trovare un accesso al ricchissimo tesoro teologico di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI.

A chi è rivolto il seminario e quali obiettivi si prefigge?

Sono invitati sacerdoti, religiose e religiosi, seminaristi e catechisti, studenti di teologia. Secondo quanto al momento so, parteciperanno anche due vescovi tanzaniani. Il nostro interesse è di trovare delle persone che possono trarre vantaggio da questo studio e utilizzarlo poi nella pastorale e nella teologia. Inoltre speriamo che ne diventino dei moltiplicatori.

Chi ne sono i promotori e quale ruolo svolgerà lei?

L’iniziativa per l’Africa anglofona è nata nel seno della fondazione degli ex-alunni di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, che, sotto la guida di monsignor Barthélemy Adoukonou, ha già realizzato un convegno simile a Cotonou in Benin. Poi abbiamo il generoso sostegno della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger; in Tanzania il nostro partner è il Jordan University College per Teologia e Filosofia dei Salvatoriani a Morogoro, dove si svolgerà il convegno, circa 200 chilometri a ovest di Dar es Salaam. Come membro della Comunità Cattolica d’Integrazione ho vissuto per sei anni in Tanzania, perciò la Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio, di cui sono il direttore, ha potuto dirigere l’organizzazione intera.

Quanto costa organizzare un’iniziativa di questo tipo?

Si può dire che la maggior parte dei costi riguarda i libri che mettiamo a disposizione dei partecipanti. Grazie al generoso finanziamento da parte della Fondazione Vaticana, abbiamo potuto ordinare 750 libri. Poi vengono i costi dei viaggi e diverse altre spese.

Quali saranno i temi sostanziali che animeranno la riflessione del seminario?

I docenti sono due ex-alunni di Joseph Ratzinger, P. Stephan Horn e P. Vincent Twomey; poi terranno delle relazioni il Rev. Michael Maier, professore di Antico Testamento presso la Gregoriana, P. Idahosa Amadasu, docente presso la “School of Faith” dell’arcidiocesi di Benin City in Nigeria ed io. Offriremo temi ermeneutici come l’unità tra Antico e Nuovo Testamento o l’analisi del limpido linguaggio usato nei libri di Joseph Ratzinger, oppure singoli aspetti della teologia del Papa emerito, come la teologia dell’Eucaristia e delle Beatitudini nei libri su Gesù. Il nostro collega africano parlerà della Chiesa come famiglia di Dio nell’opera di Benedetto XVI. Le relazioni saranno tenute in inglese e seguite da colloqui in piccoli gruppi.

Che valenza assume, secondo lei, la trilogia su Gesù nel complesso della produzione del teologo Joseph Ratzinger?

Nella premessa al primo volume della trilogia, Joseph Ratzinger scrisse: “A questo libro su Gesù sono giunto dopo un lungo cammino interiore”. In un certo senso i libri sono un riassunto della sua ricerca teologica in cui sono entrati tutti i pensieri e le riflessioni degli anni precedenti. Tante volte, specialmente nel suo pontificato, Benedetto XVI ha sottolineato che il cristianesimo non è una ideologia o una dottrina, ma un modo di vivere, perché è un incontro con una persona, con la persona di Gesù. Così le riflessioni dei libri sulla persona e il messaggio di Gesù stanno al centro della teologia.

Benedetto XVI è stato informato di questa iniziativa?

Sì, certo. Non solo l’ha sostenuta, ma ha scritto ai partecipanti anche un bellissimo saluto, in cui esprime la sua gioia per l’iniziativa, promette la sua vicinanza nella preghiera e spiega di nuovo l’intenzione della trilogia. Pubblicheremo la sua lettera all’inizio del convegno.

Lei dirige la Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso la Pontificia Università Lateranense, dove inoltre è in corso un seminario di lettura dal titolo “Temi emergenti in dialogo con le ‘Strutture dell’essere cristiano’ di Joseph Ratzinger”. Qual è il vostro impegno per divulgare le opere e il pensiero del Papa emerito?

In questo seminario partiamo dalle sei “strutture dell’essere cristiano” che troviamo come excursus nel suo più famoso libro, “Introduzione al cristianesimo”. Già negli anni Sessanta, Joseph Ratzinger vide la necessità di spiegare il cristianesimo in un modo conciso, comprensibile anche da persone che non lo conoscono e che cercano. In questi “elementi” – come per esempio “il principio del ‘per’”, “la legge della sovrabbondanza” o “la legge dell’incognito” – troviamo risposte sorprendenti e utili che possono servire anche per le domande emergenti nella Chiesa e oggetto di discussione ai nostri giorni. Ne sono convinto.

Quale eredità teologica e di pensiero lascia Joseph Ratzinger-Benedetto XVI alla Chiesa e al mondo?

Non spetta a me esprimere un giudizio conclusivo. Noi vogliamo contribuire in qualche misura a una recensione più ampia della sua opera, qui in Europa, ma anche in altri continenti, come in Africa. Vogliamo solo aiutare a costruire un ponte, che permetta alle future generazioni dei teologi africani, latinoamericani, asiatici ecc. di andare avanti, nelle tracce delle esperienze già fatte. Ci sentiamo incoraggiati dal Papa emerito stesso ed anche dalla stima e dall’amicizia che Papa Francesco continua a esprimere per il suo predecessore.

Insegnamenti che, tra altri, rimarranno del grande maestro di teologia Joseph Ratzinger/Benedetto XVI saranno – a mio parere – senza dubbio la sua fiducia nella testimonianza della Sacra Scrittura, e per questo anche la sua fiducia in un lavoro scientifico teologico in mezzo alla Chiesa, espresso nella famosa formulafides et ratio, e la sua certezza che anche oggi possiamo ritrovare e vivere la forma della Chiesa-comunità, in cui è nata tutta la teologia, come vero aiuto per tutte le parti del mondo. 

(Fonte: Fondazione Ratzinger)

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Luca Caruso

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