View of Santa Maria del Fiore (Florence Cathedral) from the south

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A Firenze, una Chiesa che si riunisce e si confronta

Avviato oggi il V Convegno Ecclesiale nazionale. Grande l’attesa per le conclusioni e grande la partecipazione nella preparazione, soprattutto attraverso la piattaforma digitale

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Cinque file di porpore e zucchetti paonazzi, preceduti da una croce astile in legno, entrano a turno nel magnificente Battistero di San Giovanni, patrono di Firenze. Sono le processioni dei circa 3000 partecipanti, delegati o semplici cittadini che prendono parte al V Convegno ecclesiale nazionale che, a partire dalle quattro basiliche fiorentine (Santa Croce, Santa Maria Novella, Santo Spirito, Santissima Annunziata), si congiungono nella cattedrale di Santa Maria del Fiore.

Ogni processione è simbolo delle cinque parole su cui si concentrano i lavori del Convegno, incontro che si ripropone all’incirca ogni 10 anni (l’ultima volta è stato a Verona nel 2006), e che rappresenta un’occasione per riflettere sui problemi e le opportunità che coinvolgono, in questo tempo, i credenti e l’intero paese. Quest’anno il tema è “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, e le cinque parole di ‘bergogliana’ matrice sono: “uscire”,  “annunciare”, “abitare”, “educare”, “trasfigurare”. I cinque gruppi approfondiranno questi temi, mettendoli nero su bianco in cinque documenti che poi confluiranno, probabilmente, in un documento finale. 

Il Convegno ha preso il via oggi pomeriggio con la cerimonia inaugurale, presieduta dal cardinale Betori, arcivescovo di Firenze. Prima dell’inizio, mentre i vescovi rilasciavano interviste o salutavano i fedeli, i fiorentini e molti turisti ignari sono rimasti all’esterno del Duomo, all’ombra della cupola del Brunelleschi per ripararsi dal sole – poi tramutatosi in una forte pioggia – e scattare fotografie, accompagnando spiritualmente l’inizio di questo evento della Chiesa italiana che mira alla rinascita di un nuovo umanesimo.

L’attesa è grande per le conclusioni del Convegno, come grande è stato il coinvolgimento e l’impegno che hanno accompagnato la ricezione dell’evento attraverso la Traccia, un testo aperto che ha voluto stimolare la partecipazione di operatori pastorali – dai sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, ai formatori e responsabili di movimenti, associazioni e gruppi – e di tutte quelle persone che nelle comunità cristiane svolgono un compito educativo e formativo nei diversi ambiti della pastorale.

Il tutto è avvenuto a partire dal vasto mondo del web, tramite il sito ufficiale www.firenze2015.it. Come ha spiegato a ZENIT don Ivan Maffeis, portavoce della Conferenza Episcopale italiana: “Il Convegno di Firenze, rispetto a quello di 10 anni fa, cade in un momento in cui la diffusione del digitale, in particolare dei social network, inizia a cambiare il modo di comunicare della Chiesa. Quindi, in questa lunga preparazione che c’è stata nelle diocesi, si è cercato di valorizzare la piattaforma, il sito, il web, proprio come occasione per far partecipare le diocesi locali, sia facendoci raccontare dal territorio quelle che sono le esperienze concrete di umanesimo, sia mettendo in dialogo le esperienze tra di loro”.

La risposta è stata ampiamente “positiva”, ha affermato Maffeis: “Sul sito si trova tanto materiale, tanti commenti postati liberamente dalle persone circa la Traccia che ha fatto da filo conduttore per la preparazione al Convengo. Soprattutto tanti giovani sono intervenuti su questo o quell’aspetto, per criticare, suggerire, proporre, segnalare”. Tutto questo è “significativo”, perché – ha sottolineato don Ivan – mostra che esiste un’attenzione alla Chiesa che va ben oltre gli scoop e i libri scandalistici. “Credo che chi è a Firenze  è qui anche con la speranza che l’esperienza cristiana, al di là della cronaca di questi giorni che ci obbliga a confrontarci con scandali, torni a dare speranza, a dare significatività alla vita di ciascuno di noi: al lavoro, agli affetti, alle relazioni”.   

“Il nostro augurio – ha concluso il portavoce Cei – è che questo nuovo approccio aiuti anche noi Chiesa a comunicare in maniera diversa, come il digitale ci sta provocando, quindi a metterci di più in ascolto, ad essere una Chiesa che non dice cosa fare, ma lo matura insieme in un confronto dove la voce dell’altro è importante”.  

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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