"A Cipro, segni positivi del dialogo ecumenico non mancano"

Intervista con padre Jerzy Kraj, OFM, vicario del patriarca latino di Gerusalemme per la comunità cattolica latina cipriota

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Isolata nel mezzo del Mar Mediterraneo, lontana da Gerusalemme, pur tuttavia legata alla diocesi, la piccola isola di Cipro sopravvive alle tempeste economiche e politiche grazie all’unione di diverse Chiese che si congiungono nel dialogo ecumenico. Padre Jerzy Kraj, OFM, vicario patriarcale per la comunità cattolica latina cipriota, ne dà testimonianza.</p>

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La crisi che ha scosso gli Stati Uniti e l’Europa non ha risparmiato Cipro. Il salvataggio ha gravi ripercussioni. Come la popolazione cipriota fa fronte a questa dura e nuova realtà?

Padre Jerzy Kraj: Le conseguenze della crisi economica si vedono in diversi settori della vita sociale e privata dei Ciprioti. In primo luogo gli effetti negativi riguardano i posti di lavoro. Molte imprese hanno dichiarato il fallimento o hanno diminuito le loro attività. Ci sono interi cantieri di lavoro fermati per mancanza di fondi. Di conseguenza molti lavoratori sono rimasti senza un impiego fisso. La situazione più angosciosa è nel settore delle imprese private e delle attività commerciali. Passando per le strade delle città si vedono tanti negozi chiusi e quelli rimasti aperti con pochi clienti interessati a spendere dei soldi.

La crisi economica ha obbligato le famiglie a cambiare la gestione della propria vita cercando di risparmiare dove era possibile. Ad esempio alcune famiglie che prima della crisi potevano permettersi l’assunzione di una donna di servizio (preferibilmente una immigrante Filippina, Indiana, Cingalese) hanno dovuto licenziarla. La crisi ha toccato anche il settore dell’educazione privata. Anche la scuola di francescani – la Terra Santa College denota la diminuzione delle iscrizioni e persino il ritiro dei allievi di cui genitori non hanno più la possibilità di pagare la retta scolastica.

La crisi indubbiamente ha impoverito molte famiglie ma non ha diminuito la spontaneità e voglia di vivere della gente. Nei bar e ristoranti, soprattutto nei weekend e durante le feste, i posti sono sempre occupati. La mentalità mediterranea e un po’ evangelica di non preoccuparsi troppo per il futuro prende il sopravento sulle conseguenze della crisi.

La Chiesa ortodossa, molto influente nel paese, si è rapidamente impegnata nella lotta contro la povertà. Anche la Chiesa cattolica si è impegnata nel sostegno della popolazione e dei più poveri?

Padre Jerzy Kraj: La comunità cristiana insieme con le istituzioni governative e municipali è in prima linea di sostegno e aiuto ai poveri di ieri e di oggi. La chiesa ortodossa che è di stragrande maggioranza tra i cittadini e ha le maggiori risorse economiche sostiene diverse iniziative di carattere caritativo. In questo campo non manca il concreto impegno delle comunità di minoranza cattolica cioè la Chiesa maronita e la Chiesa latina. La Caritas di Cipro (Koinonia), sotto la presidenza dell’arcivescovo maronita Yousef Suoeif, cerca di prendersi cura dei bisogni concreti della gente povera ma anche di aiutarli in forma attiva di uscire dalla crisi. Nell’ultimo incontro dei membri della direzione e dei rappresentanti delle Caritas parrocchiali si è detto che è educativo il metodo di dare al bisognoso “la canna per pescare e non il pesce per mangiare”. La Caritas di Cipro aiuta concretamente sia la gente locale sia i immigranti. Oltre gli aiuti materiali in cibo, alloggio, cure sanitarie è molto presente l’assistenza legale offerta soprattutto ai lavorati stranieri presenti in Cipro.

Le difficoltà economiche vissute dalla gente locale e dai immigranti non chiudono i loro occhi di fronte alle situazioni di emergenze ancora più drammatiche. In quasi tutte le parrocchie sono stati raccolti i fondi e diversi doni materiali per le Filippine colpite dal Typhoon Yolanda nel novembre 2013. Con la stessa generosità sono state aiutate anche le vittime della guerra in Siria.

50 anni fa, Paolo VI e Atenagora s’incontravano. Un incontro simile è previsto quest’anno tra papa Francesco e Bartolomeo per proseguire il dialogo ecumenico. Ci saranno delle riunioni programmate tra cattolici e ortodossi per camminare verso l’unità delle nostre Chiese?

Padre Jerzy Kraj: Cipro è una piccola isola con una lunga storia di contrasti politici e religiosi. Attualmente è divisa tra la comunità cipriota – greca a maggioranza cristiana e la parte cipriota – turca di religione musulmana. È grande la ferita della divisione ma ancora più forte è la speranza della riunificazione politica di Cipro. Insieme con gli accordi diplomatici ci vorrà un serio impegno di dialogo interreligioso tra la popolazione cristiana e musulmana.

La Repubblica di Cipro a maggioranza ortodossa riconosce e garantisce i diritti delle minoranze di altre Chiese cristiane: maronita, latina e armena. Sulla nostra isola non mancano segni positivi al livello di dialogo ecumenico che in Medio Oriente è iniziato 50 anni fa con un gesto profetico d’incontro tra il papa Paolo VI e il patriarca Athénagoras. Per esempio durante la Settimana della Preghiera per l’Unita dei Cristiani, celebrata a gennaio 2014, sono stati fatti due incontri di carattere ecumenico. È stato organizzato un concerto di inni liturgici e canti religiosi eseguito dai cori delle 4 più grandi comunità: ortodossa, maronita, latina e armena. Il secondo incontro di preghiera è stato promosso dall’arcivescovo ortodosso Chrysostomos II. La sera del 25 gennaio c.a. alla preghiera ecumenica hanno partecipato i rappresentanti delle diverse denominazioni cristiane di Cipro.

Oltre questi gesti di “ecumenismo ufficiale” non mancano gesti di collaborazione fraterna e persino amichevole tra le Chiese cristiane nel campo del servizio religioso. I nostri parroci vengono ogni tanto invitati a celebrare funerali cattolici nei cimiteri di ortodossi o di altre denominazioni cristiane. I casi di matrimoni misti tra ortodossi e cattolici sono un altro esempio di “ecumenismo pratico”.

Ovviamente ci sono alcuni preti e fedeli ortodossi che non condividono lo spirito ecumenico e dimostrano certa ostilità verso i membri di altre Chiese. Il cammino è dunque lungo e ha bisogno di preghiere e coraggiosi gesti profetici. Sono convinto che la visita del papa Francesco a Gerusalemme e il suo incontro ecumenico in commemorazione del pellegrinaggio storico di Paolo VI porteranno frutti abbondanti anche per la nostra isola di Cipro.

Papa Francesco sarà il prossimo maggio nella diocesi, in Giordania, a Betlemme e a Gerusalemme. I cattolici di Cipro vorranno prendere parte alla preparazione di questo viaggio?

Padre Jerzy Kraj: L’annuncio del pellegrinaggio di papa Francesco in Terra Santa (Giordania, Palestina, Israele) ha riempito di gioia i cristiani di Cipro. Tutti si ricordano ancora della storica vista di Benedetto XVI a Cipro nel giugno 2010. Questo annuncio ha svegliato anche in alcuni cuori la speranza di poter incontrare il papa Francesco a Cipro.

La preparazione a questo evento ha un punto forte nel pellegrinaggio che un gruppo dei cristiani di Cipro farà a Roma in occasione della canonizzazione dei papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II il prossimo 27 aprile. Questo gruppo composto di alcuni sacerdoti e una trentina di fedeli, sia latini che maroniti, rappresenta tutte le parrocchie dell’isola. Il pellegrinaggio a Roma permetterà alla nostra comunità di vivere da vicino il grande evento di natura ecclesiale, ma anche ecumenica e universale. Sono convinto che la partecipazione alla canonizzazione a Roma, l’incontro con il papa Francesco e la preghiera insieme ai milioni di fedeli di tutto il mondo rafforzerà non solo i partecipanti del pellegrinaggio ma anche tutta la comunità cristiana di Cipro.

Intervista a cura di Pierre Loup de Raucourt

(Testo tratto dal sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme, 27/02/2014)

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ZENIT Staff

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