A Biserta le suore insegnano rispetto e tolleranza

Dal 1880 è presente una scuola elementare, presto anche per bambini autistici

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di Chiara Santomiero

ROMA, venerdì, 30 settembre 2011 (ZENIT.org).- La campanella ha ricominciato a squillare dopo le vacanze estive e le altalene del giardino sono tornate a riempirsi di bambini i cui colori sfidano quelli delle superbe bounganvillee rosse e arancioni.

A Biserta, a nordovest della capitale Tunisi, la “scuola delle suore” c’è sempre stata. L’hanno fondata le suore di Sion nel 1880 e adesso ad animarla ci sono le suore del Verbo incarnato che gestiscono 870 alunni della scuola primaria, dai 4 ai 12 anni, e 60 dipendenti tra personale docente e non docente. Ogni anno, nonostante la retta di 900 dinari per gli studenti più grandi, sono costrette a rifiutare almeno 150 nuovi alunni.

Cattolici? Nessuno, a parte le suore. Nelle aule il crocifisso non c’è, per rispetto, ma “la gente – afferma sr. Maria della Misericordia, di origine argentina, superiora delle suore e direttrice della scuola – ama vederci con l’abito e la croce e ci vuole molto bene”. La superiora è una vera autorità: “l’ha detto la suora” ha cambiato le regole di molti menages familiari portando mamme e papà ad una maggiore attenzione ai figli e a una gestione condivisa della loro educazione. 

I genitori scelgono la scuola per l’alta qualità dell’insegnamento e per i valori che vengono trasmessi ai piccoli: rispetto, tolleranza, impegno civile. D’altra parte per loro le porte sono sempre aperte quando vogliono parlare o hanno bisogno di consigli. “Alle insegnanti – spiega sr. Maria della Misericordia – chiediamo che si impegnino a lavorare con i bambini con il cuore: educare è più di insegnare e occorre avere la consapevolezza che si ha tra le mani il futuro di questo Paese”.

Un Paese che dopo la rivoluzione dei gelsomini sta cercando la sua strada verso la stabilità e lo sviluppo. Il conflitto nella vicina Libia non è stato d’aiuto e la Tunisia si è trovata ad accogliere più di centomila profughi solo dallo Stato confinante. “Siamo stati più generosi degli europei”, affermano non senza rimprovero verso gli occidentali distratti dai propri problemi di crisi economica.

Caritas italiana, però, non li ha dimenticati e dall’inizio del febbraio scorso – quando è iniziata l’insurrezione contro Gheddafi – l’area internazionale ha provveduto a fornire aiuti ai profughi di concerto con le Caritas di Francia, Canada, Libia e Bangladesh. E’ venuta in soccorso anche dell’opera educativa delle suore di Biserta finanziando una sala polivalente che funziona anche da aula liturgica inaugurata dall’arcivescovo di Tunisi, mons. Maroun Lahham.

D’altra parte alle suore i progetti non mancano: quest’anno hanno intenzione di aprire la scuola ai bambini autistici. La richiesta, ancora una volta, è venuta dalla gente. Le scuole pubbliche non sono attrezzate per il sostegno ai bambini con questa problematica. In quanto espressione di una chiesa, le suore non possono lavorare con i disabili: le leggi prevedono che possano farlo solo delle associazioni tunisine. L’idea è quindi quella di assumere del personale specializzato e formare un equipe di sostegno per la maestra che ha in classe un bambino autistico.

Si tratterebbe della prima esperienza in Tunisia. “Bisogna iniziare dalla scuola materna – spiega con quell’entusiasmo gentile che la contraddistingue sr. Maria della Misericordia – perché c’è una maggiore probabilità di successo per l’inserimento nel percorso scolastico”. Per realizzare il progetto c’è bisogno di un permesso speciale del Ministero dell’istruzione ma dato il grande prestigio di cui gode l’istituzione scolastica e la Chiesa cattolica è probabile che venga dato.

“Qui il dialogo interreligioso – afferma la direttrice della scuola – si vive ogni giorno all’insegna del rispetto reciproco”. Ognuno si reca alle feste religiose dell’altro e se “a Natale la scuola è chiusa, le insegnanti chiamano per fare gli auguri” così come “al venerdì santo noi suore non lavoriamo e tutti si impegnano a fare silenzio per non disturbare la nostra preghiera”.

Durante la rivoluzione, racconta sr. Maria delle Beatitudini che è italiana – le suore hanno tutte come primo nome Maria perché la congregazione professa uno speciale quarto voto di devozione alla Madonna – “non siamo mai state sole. Nella nostra casa che è al di fuori dalla scuola in molti sono venuti a portarci il latte e le verdure. I genitori si sono addirittura organizzati per dei turni di protezione”. Della svolta democratica sono contente: “adesso la gente è più serena e si sente più libera di esprimere la sua opinione”.

Prima delle lezioni i bambini recitano una sura del Corano nell’atrio tappezzato di citazioni di madre Teresa e prima di entrare in classe, dopo il canto insegnato dalle suore, aggiungono l’inno nazionale. “L’atteggiamento ‘vincente’ – prosegue sr. Maria delle Beatitudini – è non entrare in discussione per convincere l’altro del proprio credo ma conoscersi, conoscere i principi della fede dell’altro, per rispettarsi”. Tutto questo “crea confidenza, fiducia e apre a domande sulla nostra fede”.

E anche a guardare in modo diverso alla dignità delle donne. Adesso, quando le suore propongono delle iniziative o delle gite, magari un viaggio per conoscere il Vaticano, le mamme e le insegnanti hanno imparato a prendersi la libertà e il gusto di partecipare. Se lo dice la suora…

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ZENIT Staff

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