25 morti a Kiev: "La violenza non è mai un modo costruttivo di risolvere i problemi"

Cresce la tensione in Ucraina, oltre 240 feriti dagli scontri tra manifestanti e polizia. Mentre si teme una guerra civile, il mondo si raccoglie in preghiera per le vittime e per invocare la pace

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Venticinque persone sono rimaste uccise ieri a Kiev, in Ucraina, negli scontri tra manifestanti e poliziotti. Le barricate in piazza Indipendenza (il Maidan) sono state date alle fiamme e alcuni palazzi del centro evacuati. La tensione è altissima: ad ovest del Paese, a Leopoli, sono stati occupati i centri del potere e continuano a registrarsi scontri. Nella notte è fallito l’esasperato tentativo di dialogo tra il presidente Janucovich e i capi politici dell’opposizione.

Mentre oggi è stata convocata una riunione straordinaria del Comitato Politico e di Sicurezza della Ue (Cops) per questo “tragico deterioramento della situazione in Ucraina”, il mondo teme lo scoppio di una “guerra civile” e si raccoglie in preghiera per la tragedia che vive il Paese.

In Polonia, ad esempio, durante la tradizionale preghiera mariana detta “Appello di Jasna Góra”, nella Cappella dell’Immagine Miracolosa al Santuario di CzÄstochowa, i fedeli hanno rivolto a Dio le loro preghiere per la pace in Ucraina e per tutte le vittime degli scontri a Piazza Indipendenza (Euromaidan) a Kiev.

Il momento di preghiera è stato presieduta da mons. Ireneusz SkubiÅ, capo redattore del settimanale cattolico “Niedziela”, il quale ha chiesto alla Madonna Nera “il dono della pace per tutti i fratelli e le sorelle in Ucraina”. “Dobbiamo pregare tanto per questa cara nazione  insanguinata con il Santo Rosario”, ha esortato SkubiÅ.

Alle ore 20 di ieri, martedì 18 febbraio, il corpo di polizia “Berkut” si è concentrato attorno a Piazza Indipendenza, centro delle proteste degli ultimi mesi. Gli scontri sono diventati sempre più violenti, fino a che “Berkut”, dopo i colpi a salve, ha sparato dei veri proiettili contro la folla. E’ di venticinque morti il triste bilancio emerso dagli scontri, e oltre 241 sono i feriti, attualmente ricoverati in ospedale.

Durante l’attacco ai manifestanti inPiazza Indipendenza, le forze speciali di Kiev hanno bruciato la cappella, stata allestita nel dicembre 2013 dai sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina, nella quale hanno pregato per la pace i rappresentanti di diverse religioni.

“Bisogna tornare alla pace”, ha affermato Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev- Halych e capo della Chiesa Greco-Cattolica in Ucraina, da sempre con i suoi sacerdoti al fianco dei manifestanti di Maidan per un’Ucraina democratica ed europea. “La violenza non è mai un modo costruttivo di risolvere i problemi”, ha detto il presule, esortando tutte le Chiese del Paese a suonare le campane in questo momento in cui si rischia realmente un vero e proprio “fratricidio”.

<p>Dal 22 novembre, giorno in cui sono iniziate le manifestazioni pro-Europa in Maidan – riferisce l’agenzia Sir – le chiese di Kiev hanno lasciato le loro porte aperte per accogliere e dare rifugio e pasti caldi alle persone.

Anche i religiosi delle Chiese cristiane in Ucraina hanno lanciato un appello, ieri sera, per far tornare la calma e la pace nel Paese. Da Kiev, anche il Capo della Chiesa Ortodossa in Ucraina del Patriarcato di Mosca, il Patriarca Filaret, ha invitato tutte le parti a fermare la violenza e ha ricordato il presidente Viktor Yanukovich la sua alta responsabilità.

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Mariusz Frukacz

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