15-16 giugno: il weekend per la Vita

L’evento dell’Anno della Fede, a 18 anni dalla pubblicazione della “Evangelium Vitae”, l’enciclica che spazzò via molti dubbi sui temi bioetici

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I fedeli di tutto il mondo sono invitati a riflettere sulla Evangelium vitae nel corso di un raduno di due giorni a Roma, che papa Francesco ha descritto come “un momento speciale per chi prende sul serio la difesa della sacralità della vita umana”.

La celebrazione dell’Evangelium Vitae: fedeli alla vita sarà incentrato sull’omonima enciclica di Giovanni Paolo II del 1995 e sulle sue riflessioni sull’intrinseca dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Il raduno, che avrà luogo il 15 e 16 giugno, è stato organizzato come un pellegrinaggio che includerà una giornata di conferenze in varie lingue, e l’opportunità per fare la professione di fede presso la tomba di Pietro.

Iniziativa lanciata nell’ambito dell’Anno della Fede, l’evento è promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e dalla Pontificia Accademia per la Vita (PAV).

L’imminente “weekend per la vita”, ha detto padre Scott Borgman,  segretario e coordinatore del PAV servirà a “dare ai Cattolici un’opportunità di esprimere pubblicamente il nostro amore per la vita, il dono della vita che Dio ci dà, e per essere capaci di muovere passi avanti verso la Nuova Evangelizzazione”, di cui la promozione della vita è una parte integrante.

18 anni fa, al tempo dell’uscita della Evangelium Vitae, ha detto a ZENIT padre Borgman, l’enciclica “fece chiarezza nella grande confusione che regnava, anche nel mondo scientifico, in merito a ciò che era permesso, a ciò che era etico, non etico, ecc.”. La lettura dell’enciclica, ha aggiunto, diventa “prontamente comprensibile perché la Chiesa prenda posizione nel proteggere ogni vita umana come sacra”.

È “un testamento per la vita incredibilmente bello – ha proseguito padre Borgman – e la profondità di questo documento continuerà ad essere scoperta dalle future generazioni”.

Tra le sfide chiave contro la vita, dice padre Borgman, ci sono i tentativi di introdurre l’eutanasia, con la quale “si pongono le questioni etiche su chi siano le persone alla fine della loro vita, chi ha paura della disabilità, e chi si domanda se morire prima di diventare disabili non sia il miglior modo per venirne fuori”.

La “disabilità” che emerge negli anni, ha detto il sacerdote, impone di prestare attenzione al significato della sofferenza. “Andando incontro alla fine della nostra vita, siamo stati forti tutto il tempo, autosufficienti e, all’improvviso, ci ritroviamo disabili. Repentinamente ci ritroviamo faccia a faccia con la nostra mortalità”.

“Solo la Chiesa Cattolica ha la risposta sulla sofferenza”, ha aggiunto padre Borgman. Da una prospettiva spirituale, questa sofferenza si identifica con la croce. “Dio non ci toglie la sofferenza ma la riempie con la Sua presenza come momento di incontro… Ci sono poi gli aspetti scientifici della ricerca e la scoperta di ciò che Dio significa per noi, quando ci dona la scienza”.

Comunque, una delle grandi sfide per ogni generazione, ha detto padre Borgman, è quella dell’ignoranza. Perciò, ha affermato, “tornando ancora una volta ai principi essenziali sull’importanza della vita, l’importanza della scienza e l’importanza della nostra fede – perché fede e scienza non si contraddicono mai vicendevolmente – possiamo prontamente unire la scienza e la fede ai fini di educare la gente all’importanza della vita”.

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Ann Schneible

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