Teatro Artiston - Festival di Sanremo

Teatro Artiston - Festival di Sanremo (Wikimedia Commons)

Sanremo, il "conformismo arcobaleno" e la famiglia "modello Nazareth"

La Commissione di Vigilanza Rai chiede alla tv pubblica di aprire un’inchiesta sul profluvio di nastrini arcobaleno pro-unioni civili. Intanto il pubblico premia Renato Zero e le sue parole a favore della famiglia

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Sanremo non è soltanto il Festival della canzone italiana. Da sempre il palco dell’Ariston è una vetrina mediatica che offre la possibilità, oltre che di esibire le proprie doti canore, anche di diramare messaggi di vario tipo.
Lo si è visto in passato, anche in quello più recente. La scorsa settimana, durante l’ultima edizione del Festival, diversi cantanti hanno avuto modo di balzare agli onori delle cronache più per l’ostentazione di nastrini arcobaleno in sostegno della causa lgbt che non per le emozioni suscitate dalle loro ugole.
L’immagine che questi artisti hanno dato del loro mondo è stata quella di un compatto fronte arcobaleno. Ma anche di un conformismo ormai dilagante sul piccolo schermo. È sotto gli occhi di tutti il dominio culturale che, trasmissione dopo trasmissione, i fautori dei “diritti omosessuali” stanno costruendo nel tubo catodico.
Vanno però fatti dei distinguo. Finché a tingersi di arcobaleno sono i palinsesti delle emittenti private, ci si può certo interrogare sulla loro imparzialità e sui gruppi di pressione che ci sono dietro. Ma quando ad elargire urbi et orbi all’Italia il “verbo lgbt” è un servizio pubblico, insieme alle domande sorge anche un po’ di risentimento.
Un risentimento tacito ed educato, s’intende. Perché l’Italia resta sempre il Paese delle minoranze rumorose (e anche aggressive) e delle maggioranze silenziose. È così che il profluvio di braccialetti, spille, fiocchi e nastrini arcobaleno impugnati e sventolati dai cantanti a Sanremo ha provocato giusto qualche lieve polemica. Così come lieve è stato l’effetto del dissenso nei confronti della scelta di invitare il ricco Elton John che, rintuzzato da un lauto cachet proveniente dal canone di milioni di italiani, è salito sul palco dell’Ariston a glorificare il suo essere “padre” di bambini nati da un utero in affitto.
A forza di lievi bisbigli di dissenso, sembra però che qualcosa si sia mosso. Un moto di indignazione ha scosso gli uffici della Commissione di Vigilanza Rai, che ha lo scopo di sorvegliare le attività del servizio televisivo pubblico affinché sia garantito il pluralismo informativo. Diversi dei 40 esponenti di questo organismo bicamerale hanno posto le loro attenzioni su quanto accaduto a Sanremo.
Mario Anzaldi (Pd), segretario della Commissione di Vigilanza, in un’intervista ad Avvenire ha chiesto “che i vertici Rai convochino d’urgenza una riunione coi mega-dirigenti” per “smentire le accuse” di parzialità “o avviare un’inchiesta interna per capire cos’è accaduto”. Un altro membro della Commissione, Pino Pisicchio (Gruppo Misto), ha parlato di “ingerenza” del Festival “nel confronto istituzionale ancora in corso su unioni civili e stepchild”. Secondo Pisicchio, simili esibizioni “incidono sull’opinione di milioni di telespettatori rappresentando come verità assiomatica una posizione oggetto di un dibattito parlamentare proprio in questi giorni”
Viale Mazzini finora non ha risposto alle sollecitazioni della Commissione. Una risposta tuttavia è già arrivata. È quella del pubblico. In mezzo a tanto conformismo, nella kermesse sanremese è spiccata la voce controcorrente di Renato Zero. L’ormai ex icona della trasgressione, noto negli anni ’70 per i suoi travestimenti, dopo aver cantato si è speso in un elogio della famiglia “modello Nazareth”, sottolineando che “da quella famosa capanna dove faceva molto freddo” abbiamo imparato che “la famiglia è importante”. È quel valore, la famiglia, “che i nostri genitori, perlomeno i miei, mi avevano così felicemente inculcato”.
Parole che, insieme alle sue canzoni, hanno infiammato la platea dell’Ariston. Un lungo applauso ha salutato Renato Zero. A cui ha risposto con il suo ormai celebre “non dimenticatemi, eh”. Di lui il pubblico non se ne dimenticherà, a finire nell’oblio saranno piuttosto i polsi listati arcobaleno.

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Federico Cenci

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