Cardinal George Pell

Catholic Church England and Wales - Flickr

Pedofilia. Seconda deposizione di Pell che dice di non sapere. I giudici: "Impossibile"

In videconferenza da Roma, il cardinale afferma: “Ho l’appoggio del Papa”. Interrogato sul famigerato caso Ridsdale, declina ogni responsabilità e dice: “Una storia triste ma non di grande interesse per me”

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“Ho il pieno sostegno del Papa”. Mette le mani avanti il cardinale George Pell, 74 anni, appena incontra i giornalisti assiepati fuori dall’Hotel Quirinale, dove ieri sera si è svolta la seconda audizione, in videoconferenza, con i membri della Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse, la Commissione reale sulle risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori.

L’imponente ministro delle finanze vaticane arriva puntuale alle 22 nell’albergo, pronto a farsi interrogare per circa 4 ore, fino alle 2 di notte. In Australia sono intanto le 8 del mattino. L’atteggiamento è mutato rispetto alla prima deposizione di domenica sera in cui ammetteva che, sulla questione abusi, “la Chiesa ha commesso errori tremendi”.

Pell parte all’attacco, probabilmente forte del sostegno del Papa che ha incontrato in un’udienza di calendario ieri mattina, o forse consigliato così dagli avvocati. Arriva persino a suggerire alla Commissione di seguire “un diverso metodo di lavoro”.  “Sappiamo noi cosa fare”, replica piccata la legale Gail Furness, responsabile dell’audizione. Poi avvia l’interrogatorio.

Le prime due ore ruotano intorno a quel nome capace ancora, a distanza di quasi 40 anni, di far rabbrividire le 14 vittime venute a Roma dall’Australia a chiedere giustizia: padre Gerald Ridsdale. Il caso del religioso, attualmente incarcerato, è quello più controverso e tristemente noto in Australia di abusi sessuali su minori da parte del clero. Ridsdale è accusato di aver commesso 130 abusi su 53 bambini di età inferiore ai 14 anni nel ventennio 1960-80 nella diocesi di Ballarat, città natale di Pell dove è stato viceparroco fra il 1973 e il 1983.

Il religioso, prima di finire dietro le sbarre, fu spostato per ben cinque volte di parrocchia in parrocchia da parte di mons. Ronald Mulkearns, di cui Pell era vicario. Incarico che gli permetteva di aiutare il vescovo per le nomine e gli eventuali trasferimenti dei sacerdoti nella diocesi.

Il cardinale – che con Ridsdale aveva condiviso anche l’alloggio nei primi anni di sacerdozio e che lo accompagnò alla prima udienza del processo a suo carico nel 1993 – dichiara di non essere a conoscenza dei fatti. In quegli anni diversi preti furono oggetto di spostamenti repentini, spesso sottaciuti, proprio perché causati da precedenti crimini. Nessuno, però, spiega Pell, aveva mai ipotizzato che fossero pedofili e che venivano spostati per questo motivo.

Ma la Furness, puntigliosa, replica: “La Commissione Reale, esaminato il caso Ridsdale trasferito per 5 volte e considerata la posizione che l’attuale cardinale Pell ricopriva nel 1982, ritiene non plausibile che lui si dichiari all’oscuro delle ragioni che avevano indotto il vescovo Ronald Mulkearns a questi provvedimenti”. “Se ci fossero oggi prove che le vere ragioni erano state dette nelle riunioni che facevamo, allora sarà plausibile quanto lei afferma. Altrimenti si tratta di sciocchezze”, ribatte Pell.

In particolare, nel corso del colloquio, viene esaminato il caso di Paul Levey, “abusato sessualmente per tutto il tempo quasi tutti i giorni” da Ridsdale negli anni ’70, presso la parrocchia di Mortlake. Levey è presente nella Sala Verdi, dove il porporato depone, in prima fila insieme agli altri sopravvissuti, tra cui il nipote del sacerdote, David, a sua volta abusato dallo zio. Una campagna di raccolta fondi lanciata su un sito web ha permesso loro di incassare circa 130mila euro e compiere il volo transoceanico per venire “a guardare negli occhi” il cardinale e chiedergli perché non avesse mosso un dito per impedire che tali crimini avvenissero sotto il suo naso, considerando il ruolo che ricopriva.

La legale si fa portavoce di questi sentimenti e incalza: perché padre Ridsdale, di cui molti conoscevano gli errori compiuti, era stato spostato di parrocchia invece di essere segnalato alla polizia? Pell ribadisce di non sapere, all’epoca, i motivi che portarono ai continui spostamenti. Afferma infatti che, nonostante coabitasse con il religioso in quel periodo, non avesse mai avuto sospetti circa le sue inclinazioni e i suoi comportamenti.

Certo, quel continuo girovagare nella diocesi era un espediente “insolito”, ma – spiega il cardinale – “credevo che riguardassero la sua formazione e che gli avrebbero garantito di ampliare la sua esperienza sul territorio”. In tal senso era stato ingannato dal vescovo Mulkearns che gli aveva fatti credere che i trasferimenti del sacerdote fossero finalizzati ad una importante promozione. E c’è da dire che può sussistere tutta una serie di ragioni per cui un religioso venga rimosso: “irrequietezza, scarsa propensione ai rapporti umani, disguidi con i colleghi”. “Era chiaro che ci dovevano essere dei motivi di fondo”, dice il prefetto della Segreteria per l’Economia, ma lui non ne sapeva neanche uno.

Col senno di poi, ammette tuttavia che i provvedimenti del vescovo Mulkearns nei riguardi di Ridsale siano stati “inaccettabili” in quanto “un rischio per i bambini di Inglewood”. Laddove, invece, è stato “eccellente” il lavoro compiuto dal vicario generale dell’epoca, monsignor Henry Nolan (peraltro suo cugino) che intervenne per allontanare il piccolo Paul dal sacerdote predatore.

La Commissione si mostra impaziente di fronte alle esternazioni del cardinale. Interviene infatti Peter McClellan, capo della Commissione Reale, e definisce come scarsamente credibile il fatto che Pell non fosse a conoscenza di ciò che avveniva attorno a lui, visto anche che tutti i Consultori del vescovo sapevano che Gerald Ridsdale fosse pedofilo e che abusasse di bambini.

Non solo: esistono documenti – che la Furness mostra dal monitor – che attestano i diversi reclami fatti dai genitori dei bambini nei riguardi di Ridsdale. “È possibile che nessuna di queste persone ha condiviso con lei ciò che si raccontava sul conto di Ridsdale?”, chiede McClellan, non nascondendo una punta di nervosismo. E la legale rilancia: “I sacerdoti sono esseri umani come tutti, certamente avranno parlato tra di loro circa le ragioni vere dei trasferimenti”.

“Certamente, quella gente sapeva”, si giustifica il cardinale, “posso solo ripetere ciò che ho detto prima. Intorno al 1980, sono diventato presidente dell’Istituto di Formazione cattolica che contava 2000 studenti tra Ballarat e Melbourne. Non era un piccolo lavoro. Andavo a Melbourne almeno un paio di volte alla settimana, non ero a contatto con la vita della diocesi, come chi lavorava a tempo pieno nelle parrocchie, per questo non sapevo cosa accadeva”.

Inoltre, aggiunge: “Gli esseri umani in diverse categorie hanno approcci molto diversi a tali questioni. Noi lavoriamo nell’ambito della morale cristiana e la discussione dei difetti degli altri non è ben vista”. Pertanto, spiega Pell: “Queste informazioni non sono state affrontate nelle riunioni dei Consultori al massimo si era accennato a problemi di omosessualità e non di pedofilia”.

In ogni caso, afferma il porporato, la storia di Ridsdale, per quanto “triste”, “non era di grande interesse per me”. Parole che suscitano un forte brusìo in sala. E tra le vittime – che già ieri protestavano con magliette rosse con la scritta “No more silence” o duri cartelli del tipo “Pell go to hell” – cresce la rabbia e la frustrazione.

Le deposizioni del cardinale proseguiranno questa sera alle 22 e, eventualmente, anche domani.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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