Manif Pour Tous Italia: tanti giovani all'ultimo sit-in

Il portavoce del movimento, Gianfranco Pillepich, esprime preoccupazioni e speranze dopo l’approvazione alla Camera del progetto di legge sull’omofobia

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Bambini, anziani, famiglie ma, soprattutto, tanti giovani hanno animato ieri sera a piazza del Pantheon, il nuovo sit-in della Manif Pour Tous Italia. Oltre che a Roma, appuntamenti analoghi si sono tenuti a Bologna, Bolzano, Bisceglie, Milano, Pisa e Venezia.

Dopo le manifestazioni del 25 luglio e del 5 agosto scorsi, le “sentinelle” sono tornate in piazza in opposizione al disegno di legge Scalfarotto sull’omofobia, e in difesa della famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

Come nelle precedenti occasioni, alcune sentinelle si sono alternate nella lettura di passi in difesa della libertà di pensiero (sono stati citati Orwell, Solgenitsyn e Rosmini), mentre il resto dei manifestanti reggendo in mano i loro ceri accesi, hanno indossato dei bavagli, provocatorio simbolo della libertà di espressione minacciata.

Nessun simbolo politico o partitico è stato visibile alla manifestazione: l’unica effige presente è stata quella della Manif Pour Tous Italia, ripresa dall’omologo movimento francese: una famiglia stilizzata con un papà, una mamma e due bambini.

Nel manifesto finale letto dalle sentinelle, emerge la consapevolezza di una maggioranza sempre meno “silenziosa”, che ha cuore principalmente i più piccoli. “Il nostro è un movimento che non vuole minare la libertà di qualcuno, bensì vuole difendere i diritti di una minoranza, già, perché i bambini oggi sono pochi”, è stato proclamato.

Al termine dell’incontro, la distribuzione di pacchi di pasta Barilla ai manifestanti, a seguito della polemica che ha coinvolto il titolare della celebre azienda, attaccato dalle associazioni gay, per aver dichiarato di voler rappresentare soltanto famiglie “tradizionali” nell’ambito delle sue campagne pubblicitarie. Non si è trattato, come hanno sottolineato gli organizzatori della manifestazione, di un gesto “pro-Barilla”, quanto di un atto simbolico in difesa della libertà di espressione.

A margine della manifestazione, ZENIT ha incontrato Gianfranco Pillepich, portavoce della Manif Pour Tous Italia, che ha espresso le proprie preoccupazioni e speranze, ora che il disegno di legge Scalfarotto è stato approvato dalla Camera dei Deputati e si appresta ad essere dibattuto in Senato.

Il sub-emendamento Gitti non attenua le preoccupazioni circa i pericoli per la libertà d’espressione maturate intorno al Ddl contro l’omofobia?

Gianfranco Pillepich: Direi di no, per due motivi. Primo, perché la legge è inutile, dunque gli emendamenti non possono cambiare questa realtà rendendola “meno inutile”. Secondo, perché esonerare le organizzazioni dai termini di questa legge non garantisce comunque la libertà d’espressione del singolo individuo.

La legge contro l’omofobia può esser considerata anche l’anticamera di un eventuale provvedimento normativo volto a consentire il matrimonio omosessuale?

Gianfranco Pillepich: Sì, ma non per una nostra idea. Questo è l’obiettivo fondante dello stesso onorevole Scalfarotto, estensore della legge contro l’omofobia, il quale ha detto che le due leggi sono “logicamente consequenziali”. È stato molto esplicito.

Nell’ipotesi in cui questa legge venisse approvata, la Manif Pour Tous continuerebbe comunque la sua battaglia?

Gianfranco Pillepich: L’avventura continuerà sicuramente. La legge per ora è stata approvata soltanto alla Camera, c’è ancora una battaglia che dovrà essere affrontata in Senato. E poi, laddove dovesse passare anche a Palazzo Madama, ci saranno le leggi “logicamente consequenziali”, di cui parlavamo prima, da dover ostacolare. Insomma, siamo solo all’inizio. Noi aspiriamo a diventare un movimento popolare volto a far prendere coscienza a più gente possibile e ad acquisire un più ampio volume. In questo senso è molto importante l’informazione.

Si nota una discreta prevalenza di giovani tra i manifestanti. Questo può rappresentare un segnale incoraggiante o anche sorprendente?

Gianfranco Pillepich: Il movimento nasce giovane e questo non è un caso. Del resto sono i giovani i primi a pagare le conseguenze di un sistema culturale che tarpa le ali alla famiglia naturale. Questa è una realtà che vediamo tutti i giorni. Non è una scelta convenzionale, ormai, quella di sposarsi, poiché gli impatti economici di un matrimonio giovane sono rilevanti e non c’è nessuno che aiuti: oggi il mondo politico non supporta la crescita di nuove famiglie. Il nostro è un pensiero positivo: non vogliamo privare altri di diritti, ma semplicemente lottiamo per tutelare la nostra libertà di metter su famiglia.

Quindi la vostra non è una manifestazione contro qualcuno o qualcosa?

Gianfranco Pillepich: Assolutamente. Non è contro nessuno nei termini in cui siamo contro ogni violenza. Mi verrebbe da dire che siamo vicini alla situazione delle persone omosessuali e che, in ogni caso, non vogliamo giudicare nessuno. Ciò che vogliamo, invece, è far emergere il valore della famiglia costituita da un uomo e una donna quale elemento costitutivo della nostra società.

Sono previste altre vostre iniziative nel breve termine?

Gianfranco Pillepich: In questo primo periodo abbiamo agito a reazione rispetto a quanto è avvenuto nella politica. Continueremo a seguire con interesse ciò che accade intorno alla legge e cercheremo di mobilitare un po’ più di persone per nuove iniziative già nel breve termine. Con una strategia più programmatica riusciremo a organizzare qualcosa di più grande, ne siamo sicuri.

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Federico Cenci

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